Il mondo dei fumetti
qualche suggestione
Bonelliana di fine anno
Nel mese di novembre si è conclusa, con il numero 14, l’epopea di “Volto
Nascosto”, miniserie bonelliana curiosa e di rara eleganza. Si
svolge fra Roma e l’Eritrea negli ultimi anni dell’800. La disastrosa
campagna d’Africa italiana, che porterà ad una grave crisi economica e
politica, viene raccontata attraverso le vicissitudini di alcuni
personaggi molto diversi fra loro. Ugo, giovane figlio di un ricco
commerciante capitolino, è un giovane coraggioso, antimilitarista e
pacifista; ma il caso lo porterà ad affrontare i più pericolosi briganti
romani e a calpestare i più cruenti campi di battaglia africani. Userà
le armi solo per difendersi e ucciderà solo una volta, nelle ultime
pagine dell’ultimo numero.
Si innamorerà di Matilde, giovane e ricca di origine nobile, psicolabile
a causa delle violenze subite in tenera età. Ella però non ha occhi che
per il giovane conte Vittorio, ufficiale bello e coraggioso, una sorta
di conte Vronskj per il quale Matilde vorrebbe essere Anna Karenina. Il
finale sarà ugualmente tragico e romantico, ma “Volto Nascosto” non è
una storia d’amore ed è la guerra a dominare la scena. Vittorio è forte
e coraggioso, diverrà un vero e proprio eroe, ma nel finale si rivelerà
un uomo povero di ideali ed attaccato alla guerra in quanto tale, come
unica sua ragione di vita. La rappresentazione del militarismo più
becero, mascherato da coraggio e senso dell’onore. L’esatto contrario di
Ugo, ma soprattutto di Volto Nascosto. Egli si chiama così perché porta
una maschera d’argento. E’ il capo militare più importante dell’esercito
di Menelik II, e viene da tutti considerato invincibile. Racchiude in se
la metafora del continente africano: la maschera lo fa sembrare un
potente semidio, ma nasconde il suo ineluttabile destino: la lebbra e
quindi la fine, la mancanza di futuro.
L’intreccio è avvincente e la ricostruzione storica (vicende e disegni)
è di alta qualità. Vi consiglio di cercarlo fra gli usati di qualche
bancarella. Quelle di cso Vinzaglio angolo via Cernia (vicino alla Fisac)
sono sempre ben fornite.
Per dicembre vi segnaliamo l’ormai consueto romanzo a fumetti della
Bonelli, “Sighma”. Paola Barbato (sceneggiatrice di Dylan Dog) e
Stefano Casini (disegnatore di Nathan Never), hanno confezionato una
storia di fantascienza e mistero avvincente e di buon livello (sarebbe
ottimo senza il finale, decisamente discutibile). Un uomo si sveglia su
una barriera di metallo. Non sa chi è e che cosa ci fa in quel luogo
misterioso. Non ha addosso segni della sua vita precedente, a parte una
grossa sighma tatuata sul petto. Entra nella città protetta dalla
barriera (stile “1997 fuga da New York”) e qualcuno sembra conoscere il
significato misterioso di quel tatuaggio. Viene assalito e scopre di
essere un vero combattente esperto di armi. Qual è il significato di
tutto ciò? Affiorano i primi indizi e …
Per una miniserie che finisce a novembre eccone una nuova a dicembre: “Lilith”.
In un modo del futuro gli umani sono stati sterminati da un parassita
alieno, il Triacanto. I pochi superstiti sono stati costretti a
rifugiarsi nel sottosuolo. La loro unica speranza è individuare
l’orrendo mostro nel passato, attraverso un viaggio nel tempo, e
sopprimerlo nei vari momenti in cui si è manifestato. Per questa
missione viene individuata ed addestrata fin da bambina Lilith. Si
ritroverà in una terribile e sanguinosa guerra di Troia, ricostruita
magnificamente e ovviamente con qualche curiosa variante. Ucciderà
l’alieno, ma la missione non è conclusa…
Lilith, nome misterioso ed evocativo. Secondo la Cabala ebraica fu la
prima moglie di Adamo, creata come lui dal fango, quindi dello stesso
suo livello. Fu lei ad abbandonarlo per un curioso contrasto durante
l’accoppiamento, dove voleva essere lei a stare sopra. Adamo voleva
sottometterla, ma lei si rifiutò e fuggì sulla terra dove si accoppiò
con diversi demoni. Divenne così anche lei un demone e la troviamo tale
anche nelle tradizioni mesopotamiche.
Lilith era il nome della splendida protagonista del fumetto di Manara e
Pratt “Tutto ricominciò in un’estate indiana” . Nel ‘600 americano fra
coloni, indiani e caccia alle streghe. Uscì nel 1983 sulle pagine di
“Corto Maltese”, ma fu ripubblicato come albo singolo. Cercatelo perché
è splendido.
Lilith fu anche il
nome
della moglie di Tex Willer, che ha da poco compiuto 60 anni ma non
li dimostra. Scelta ardita per un eroe popolare? Non ci cascate, Tex è
ed è stato molto più coraggioso di quello che sembra. All’inizio il suo
nome doveva essere Tex Killer (nei primi numeri uccide persone a
centinaia), ma poi non osarono tanto. D’altra parte il primo numero esce
nel 1948, la guerra partigiana era ancora alle porte e chi leggeva aveva
fresca memoria dell’uso delle armi senza tanti complimenti (solo Pansa
se n’è accorto di recente). Le donne indiane avevano le gonne cortissime
(gli originali furono fatti correggere dalla censura democristiana) e
quindi la moglie di Tex poteva avere anche il nome della prima moglie
infedele di Adamo.
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Giacomo
Sturniolo
Autore di questo articolo, è uno dei coordinatori FISAC dell'Area Torino
e Provincia Intesa-SanPaolo,
e si occupa di Sicurezza
per la Segreteria FISAC del Piemonte.
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