Formazione e professionalità
opportunità per affrontare il mercato del lavoro
 

La riforma varata dal ministro Gelmini ha scatenato forti reazioni nell’ambiente della scuola: insegnanti, studenti e genitori non sono mai stati così uniti nella protesta visto che le nuove regole risultano determinate esclusivamente da esigenze di bilancio e serviranno solo a peggiorare ulteriormente un sistema già pieno di lacune e gravi mancanze. 
I tagli hanno colpito tutti i livelli dell’istruzione (dalle elementari all’università) generando così un grosso aiuto al business delle scuole private che stanno colmando gli spazi vuoti lasciati dall’istruzione pubblica offrendo servizi migliori solo a chi se li può permettere.
Una  formazione scolastica adeguata è la base per costruire un futuro migliore per le nuove generazioni che entreranno nel mondo del lavoro.
L’ignoranza diffusa è il seme che permette di coltivare lavoratrici e lavoratori come schiavi di un mercato che vuole acquisire risorse a basso costo senza nessuna responsabilità sociale e giustificare il basso livello dei salari d’ingresso con la scarsa preparazione della forza lavoro.
Anche nel nostro settore vengono applicate forme contrattuali con un livello retributivo più basso per i salari di ingresso (apprendistato ed inserimento), tali contratti prevedono anche un minino di ore da dedicare alla formazione dei neo assunti, ore che spesso vengono invece impiegate prevalentemente ad addestrarli all’utilizzo delle procedure della banca e non a far crescere la loro professionalità. Chi invece viene assunto con contratto a tempo determinato non ha nessun diritto di ottenere la benché minima formazione; tutto questo accade in barba alle “grandi” teorie sulla flessibilità del mercato del lavoro che a fronte della “precarizzazione” dei salari dovrebbe incrementare le professionalità dei lavoratori attraverso la formazione permanente, ma nella realtà accade che le aziende non hanno nessun interesse ad accrescere la professionalità di chi, dopo pochi mesi, non lavorerà più per loro.   

Mi sembra evidente che insegnare l’operatività della banca si possa definire formazione, mentre spiegare il funzionamento dei programmi che consentono tale operatività all’azienda è solo addestramento; a titolo esemplificativo: se si insegna che cos’è un mutuo e che esistono dei criteri per concederlo si fa formazione , se invece si spiega come compilare una domanda di mutuo e come va fatta l’istruttoria è semplice addestramento.
Nel primo caso si trasmettono delle conoscenze che accrescono la professionalità di un bancario utilizzabili in qualsiasi azienda del settore, mentre nel secondo caso le informazioni trasmesse sono utili e indispensabili esclusivamente nell’azienda in cui si lavora; da ciò ne consegue che la formazione è utile al lavoratore (e al sistema bancario) mentre l’addestramento dà un beneficio solo alla singola azienda.
Senza l’addestramento l’azienda non potrebbe sfruttare le professionalità dei lavoratori e pertanto vanificherebbe l’effetto della formazione. 
La difficoltà presente nello scindere la formazione dall’addestramento consente all’azienda di mischiare le due componenti e di erogarle in un’unica soluzione, riducendo così le ore effettive di formazione obbligatoria per i propri dipendenti.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una costante evoluzione dei processi produttivi volta ad una semplificazione del lavoro, con l’evoluzione tecnologica abbiamo assistito ad un cambiamento del sistema bancario e dei prodotti offerti sul mercato che risultano sempre più complessi e di difficile comprensione sia da parte dei clienti che dei lavoratori.
Questa evoluzione del sistema bancario ha modificato drasticamente la funzione sociale della banca (raccolta del risparmio, erogazione del credito e servizi di incasso e pagamento) ed ha imposto una nuova organizzazione del lavoro che ha standardizzato i processi produttivi e i ruoli dei lavoratori.
Le nuove tecnologie hanno permesso forti riduzioni degli organici con  carichi di lavoro crescenti; la formazione e l’addestramento sono stati standardizzati,  resi molto più veloci e mirati limitandosi a fornire le informazione necessarie al singolo lavoratore nel singolo ruolo, mentre la professionalità (che dipende anche dall’esperienza) necessita della diversificazione dei ruoli per crescere.
Questa situazione ha determinato la perdita di molta professionalità poiché i colleghi più esperti non hanno il tempo di trasferire le loro conoscenze alle nuove leve e si verifica l’assurdo che in assenza dello “specialista in ufficio”  il servizio erogato alla clientela risulta scadente (o non erogato affatto).
Il valore dell’esperienza e della diversificazione del lavoro  viene comunque riconosciuto dall’azienda che con il nuovo modello di filiale indica le sinergie tra i vari uffici come importante obiettivo da conseguire per migliorare i risultati economici.
La sensazione è che sia la formazione che l’addestramento nell’azienda in cui lavoriamo siano insufficienti ad affrontare in modo adeguato i cambiamenti repentini che il mercato impone: le recenti migrazioni procedurali e le successive implementazioni hanno creato notevoli disagi ai lavoratori, ciò è stato determinato da diversi fattori: gli affiancamenti ai colleghi esperti troppo brevi, la quantità di normativa prodotta, la formazione a distanza fruita in modalità non corretta (tra un cliente e l’altro).
Alla luce di questo sembra che l’azienda non voglia dare la giusta importanza alla formazione dei suoi dipendenti e che l’addestramento sia demandato alla buona volontà del lavoratore che riesce comunque ad “arrangiarsi” visto che i risultati economici in un modo o nell’altro arrivano.
Quello che nel breve periodo può apparire come un successo alla lunga però potrebbe avere conseguenze pesanti: colmare il gap formativo con procedure sempre più semplificate, che prescindono dalla professionalità di chi le usa, porta inesorabilmente a standardizzare il servizio offerto alla clientela e a limitare l’operatività della banca stessa, invece una crescita professionale diffusa permetterebbe di adattare i servizi offerti dalla banca alle esigenze di mercato.
Dal mio punto di vista la crescita professionale derivante dalla formazione (e non dall’addestramento) e dalle esperienze lavorative diversificate è un’arma importante che hanno i lavoratori per affrontare la flessibilità del mercato del lavoro e le sfide sulla produttività mantenendo un livello retributivo adeguato, pertanto la formazione e la creazione di professionalità sono tra i temi più importanti che il sindacato deve affrontare in questi tempi e in questa azienda.

Andrea Archetti

[Per commenti all'articolo: tasso@fisac.net]

Andrea Archettti
Autore di questo articolo, è uno degli RSA della FISAC IntesaSanPaolo di Genova.
Per contattarlo: andrea.archetti@intesasanpaolo.com
 

 

Click l'immagine per ingrandire la vignetta tratta dalla serie
Il Piccolo Spirù di Tome e Janry.

 

 

Tasso - ver.3.0 n.02 - ottobre 2009 - FISAC/CGIL Intesa SanPaolo Liguria Piemonte Val d'Aosta - archivio - credits