Caro Bonanni

Il 14 dicembre, mentre nell’aula della Camera i nostri rappresentanti erano impegnati in un mercimonio più o meno sibillino, all’esterno a Roma scoppiavano disordini violentissimi come non si vedevano da tempo.

Scene raccapriccianti, da guerriglia urbana. Con “manifestanti” armati di casco e manganelli che non esitano e prendere a calci un malcapitato finanziere mentre sta semplicemente svolgendo il suo lavoro. E con poliziotti che sfogano la loro “adrenalina” colpendo senza pietà il primo studente che capita tra le loro grinfia.

Violenze da condannare senza se e senza ma.

Le forze dell’ordine, i lavoratori tutti, la mia generazione precaria a vita, non sono avversari. Sono attori che recitano un copione diverso, ma che stanno sulla stessa barca. Non solo sulla stessa barca, ma anche sullo stesso lato.

È triste e pericoloso, invece, notare come molti studenti (intervenuti alla trasmissione “Annozero”) non prendano le distanze da chi ha esercitato quelle violenze contro le forze dell’ordine.

Una classe dirigente seria, della politica e di tutte le forze sociali, ha però anche il dovere di domandarsi perché dei ragazzi attorno ai 20 anni non capiscano che prendersela con chi, per poco più di 1.000 euro al mese fa quello che gli viene ordinato dall’alto, è inconcludente e assurdo.

Se vogliamo evitare una spirale di violenza, prima che questa diventi incontrollabile, bisogna – a mio parere – agire su due fronti principali: ascoltare la protesta ed incanalarla.

Ascoltare le ragioni di chi protesta e provare una mediazione sarebbe compito principalmente di chi ci governa. Purtroppo, sempre nella trasmissione “Annozero” del 16 dicembre scorso, il ministro La Russa ha dato un bell’esempio di come il governo intende ascoltare: semplicemente gridando e insultando chi ha un’idea diversa, giusta o meno giusta che sia.

L’altro tasto è quello di incanalare la protesta perché questa sia sempre più coinvolgente e anche forte ma – al contempo – senza alcuna fisicità.

Persino in anni più agitati di questi, tutti i Sindacati hanno sempre rappresentato un argine invalicabile a protezione della democrazia contro ogni sopraffazione armata.

Per questo mi rivolgo a Bonanni, leader di un grande sindacato come la Cisl, che dalle pagine de “La Nazione” ha lasciato intendere che queste violenze facciano per lo meno comodo alla Cgil e alla Fiom.

Sorvolando sulla gravità di un’accusa gratuita e priva di fondamento, come si può arginare la violenza indicando (un po’ a caso) un nemico?

Bonanni, sempre dalle righe del quotidiano, rivendica poca attenzione mediatica rispetto agli attacchi ricevuti da alcune sedi Cisl e da lui personalmente. Attacchi da condannare fermamente, esattamente (qui il nostro Bonanni ha probabilmente un’amnesia) come la bomba carta lanciata alla sede Cgil di Ascoli, per la quale non ricordo titoloni su giornali e tg.

Caro Bonanni, se qualche idiota ha lanciato un ordigno contro la Camera del lavoro marchigiana non è certo colpa tua. Se qualche idiota attacca una sede Cisl noi della Cgil ci rammarichiamo fermamente, e non è solo una vicinanza di facciata.

Possiamo avere, alle volte, idee diverse su come difendere i diritti dei lavoratori che entrambi proviamo a salvaguardare.

Si possono avere opinioni divergenti e protestare, duramente. Ma la Cgil, in questi anni, ha sempre manifestato pacificamente, compresa la grande mobilitazione Fiom del 16 ottobre scorso.

Anche tu, caro Bonanni, aiutaci. Aiutaci a rasserenare il clima sociale ascoltando le voci dei lavoratori. Perché fare un accordi importanti senza chiedere il voto di chi rappresentiamo può equivalere a non ascoltare, a non dare voce a chi la pensa diversamente.

E che poi, magari, cercherà di avere voce mettendo una bomba o manganellando un finanziere.

Beppe Capozzolo

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Beppe Capozzolo
Autore di questo articolo,
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Per contattarlo: giuseppe.capozzolo@intesasanpaolo.com

 

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Tasso - ver.3.0 n.06 - dicembre 2010 - FISAC/CGIL ISP Liguria Piemonte Val d'Aosta - archivio - credits