Storie bestiali 4
Ci ritroviamo ancora una volta a raccontare degli abitanti non umani della casa sulla collina…
 
L’animale  primo della lista, il più importante, in cima alla gerarchia degli animali d’affezione, classicamente considerato il miglior amico dell’uomo, indicato come il più intelligente e capace di dimostrare sentimenti, insomma, questo animale superiore dovrebbe ovviamente essere il cane!
 
Ebbene, mi sento costretta all’uso del condizionale, perché nel nostro caso e nella nostra casa il cane è Biba, la nostra stupendissima anche se non più giovanissima breton (cane da caccia di taglia media), che evidentemente non è mai stata informata delle superiori prerogative che le spetterebbero, e che conseguentemente stenta a manifestare!
 
Dando totalmente per scontato l’amore ( e non è una parola impropria, vi assicuro) che ci lega a Biba, dobbiamo riconoscere che, in quanto a ruolo superiore e dominante, la nostra cagnetta ha abdicato fin dal suo primo giorno con noi, a favore di ogni altro animale che le abbiamo presentato come nostro. Tanto è vero, che la menzioniamo spesso nei discorsi con amici come “santa Biba martire”, visto il suo grado di condiscendenza verso tutti i coinquilini, di casa e di cortile: gatti, ricci, galline, pecore, anatre, rapaci, uccellini ecc., nessuno ha mai subito non dico un’aggressione, ma nemmanco una mancanza di rispetto!
 
Con i nostri ricci fa “naso a naso” scodinzolando come una matta. La stessa cosa annusando i nostri serpenti, o i nostri uccellini, o le nostre pecore, insomma qualunque animale noi le presentiamo come “di casa”. Sembra davvero strano, soprattutto considerata la razza di Biba, ma il suo atteggiamento è: tutti i vostri amici sono miei amici, e piuttosto di scontrarmi con qualcuno a cui volete bene, io faccio un passo indietro, e al limite me le lascio anche suonare!
 
Il massimo a cui si spinge, è infilare il muso in mezzo a pecore o galline per nutrirsi insieme a loro di  apposito fioccato e/o mangime, dimostrando come anche un cane da caccia possa apprezzare l’alimentazione vegetariana!
Mentre con le gatte aspetta rispettosamente che abbiano finito di mangiare la loro dose nella ciotola, per poi passare a fare pulizia di ogni briciola rimasta.
 
E le gatte le vogliono bene! Non è un modo di dire…
Dopo l’intervento chirurgico per essere sterilizzata, Biba non era in gran forma. Nelle dodici ore successive è stata sdraiata sulla sua brandina con un pile addosso (ipotermia da anestesia), non si muoveva, non annusava, apriva appena gli occhi: insomma si capiva che stava male.
 
Ebbene, fino al momento in cui ha ripreso a muoversi, la più giovane delle nostre gatte è stata accucciata contro di lei, come se la stesse scaldando, senza lasciarla mai!
 
Se Biba guaisce perché si è fatta male (o anche solo perché la stiamo spazzolando…), la nostra gatta nera Nanà si precipita da lei a controllare cosa le sta succedendo, fa “naso a naso”, si struscia contro il suo muso e solo dopo essersi assicurata che sta bene si allontana.
 
Se per caso questa gatta non è in zona, arriva la sua vice Cricrì, nera anche lei, ed effettua gli stessi controlli…
 
Se portiamo Biba con noi stando fuori casa qualche ora, al nostro ritorno le gatte salutano con grandi strusciate prima e sicuramente lei, poi ed eventualmente noi!
 
In compenso non si fanno scrupoli a sfrattarla dalla cuccia o dall’angolo del divano “riservato” per sdraiarsi comodamente al suo posto: certo che le relazioni risultano complesse e contraddittorie anche in ambito animale…
 
Giusto per variare il racconto, finora al limite del monotematico canino, vi segnalo che,
 
avendo i nostri vicini amici ormai definito la nostra propensione verso gli animali come decisamente superiore alla media europea, ci coinvolgono nell’affido di varie bestioline riconducibili alle categorie di orfani/profughi/rifugiati.
 
L’ultima è una riccetta che è stata raccolta sulla strada sotto di noi all’inizio dell’inverno. La nostra vicina ci ha telefonato per chiedere consulenza, ed io già la stavo sgridando,spiegandole che non avrebbe dovuto toglierla dal suo ambiente e dai suoi simili! Tranne che per due ragioni: il riccio è ferito e va curato; oppure il riccio è cucciolo, e non disponendo di riserve corporee pari ad almeno 600/700 grammi, è destinato a non superare l’inverno. Mentre io facevo accademia, mio marito scendeva dai vicini, pesava la riccetta e se la portava a casa: solo 315 grammi!
 
E così adesso nel nostro magazzino dentro ad una gabbia con tanto di tana artificiale,c’è una cucciola di riccio in semiletargo, che si sveglia solo per mangiare ed essere pesata: abbiamo superato i 500 grammi! Passerà l’inverno, grassa e riposata, in attesa di essere restituita alla vita libera nel punto esatto dove è stata prelevata.
 
E se non ci pensano i vicini a procurarci nuovi ospiti, ci pensano le nostre gatte. Mi riferisco al ritrovamento avvenuto prima dell’alba sul pavimento del bagno di due micro uccellini, che mio marito ha raccolto credendoli morti e invece… Invece questa volta il “dono” da parte della gatta (è un classico che i felini portino prede uccise come regalo ai loro umani ) era ancora vivo. I due piccoli pennuti sono finiti a scaldarsi nelle sue mani e al mio risveglio…
Lo scoprirete nella prossima puntata!

Patrizia Pirri

[Per commenti all'articolo: tasso@fisac.net]

Patrizia Pirri
Autrice di questo articolo, è una delle referenti della FISAC dell'Area Torino Piemonte Nord Valle d'Aosta
(contattabile qui: patrizia.pirri@intesasanpaolo.com), ma è anche una convinta animalista.
 

 

 

 

 

 

 

Tasso - ver.3.0 n.06 - dicembre 2010 - FISAC/CGIL ISP Liguria Piemonte Val d'Aosta - archivio - credits