Tarty Questa che vi voglio raccontare è la storia di una splendida gattina che abbiamo chiamato Tarty, per via della sua colorazione marrone-nera a squama di tartaruga. La nostra piccola Tarty si trovava in un piccolo negozio di animali in Torino zona Parella, rinchiusa dentro una piccola gabbia, in attesa che qualche animo gentile volesse farla diventare parte integrante della propria famiglia. Si tratta di una gatta randagia trovata in un piccolo giardino nelle vicinanze, tutta infreddolita e miagolante come un bambino in fasce. Una donna impietosita dal suo lamentare la prese in braccio, la coprì con una coperta e la portò nel negozio, dove i proprietari la pulirono e le diedero da mangiare. La piccola così si tranquillizzò e subito dopo aver mangiato, sprofondò in un sonno letargico. Passarono così alcune settimane senza che nessuno si accorgesse della piccola creatura, finché un giorno una coppia di sposini di origine rumena passando davanti alla vetrina per caso, si lasciò influenzare dalla bellezza e dalla vivacità ormai acquisita della piccola gatta. Detto fatto uscirono dal negozio con il “fagotto” tra le mani e la portarono dritto filato nella loro casa che si trova a poche centinaia di metri, per far felice la loro bambina. Per la nostra piccola inizia così un periodo meraviglioso; incuriosita saltava sopra i mobili, si nascondeva nelle stanze, faceva agguati, mangiava, beveva e dormiva bella paciosa e sempre felice. Ma una domenica accadde l’imprevedibile... Gli sposini uscirono per una passeggiata ma, nonostante avessero completamente foderato il balcone di casa con una rete molto sottile di plastica proprio per evitare che Tarty potesse curiosare al di là del balcone, la gattina, arrampicatasi fino al bordo del balcone, perse l’equilibrio e precipitò giù dal terzo piano, finendo la propria corsa sul marciapiede. Erano le undici di una domenica di primavera e molta gente passava nella strada (li vicino c’è anche la Chiesa di S. Giovanna d’Arco…, e poi li chiamano “Cristiani”…). Purtroppo però l’indifferenza degli uomini spesso è causa della vita senza valori che ci stiamo portando dietro da troppi anni e così, nessuno pensò di fermarsi per soccorrere la gattina. Chi se ne infischiava, chi aumentava la falcata, chi gli passava accanto a girava lo sguardo da un’altra parte, chi si fermava, guardava e poi si allontanava di fretta... In quel mentre, come ogni domenica mattina, mi recavo dal giornalaio per il rituale del “Tuttosport”, senza però sapere che quel giorno il mio giornale sarebbe servito a tutt’altro!!! Infatti da lontano mi accorsi di qualche cosa per terra di una certa grandezza, ma pensai, soprattutto vedendo la gente passare accanto senza batter ciglio, che si trattasse di uno straccio o simile. Purtroppo però più mi avvicinavo più mi rendevo conto che non si trattava di uno straccio, ma bensì di un piccolo gatto, quasi esanime, sanguinante, che emetteva a malapena flebili miagolii. Però era ancora vivo! Mi avvicinai così per prestargli soccorso, lo accarezzai, gli alzai la testolina quasi inerte, e mi accorsi che apriva gli occhi! Usai così il mio “Tuttosport” a mo’ di lettiga, caricai la bestiola sulla macchina, e corsi velocemente dalla mia veterinaria, che nel frattempo avevo preavvertito. La diagnosi sembrava essere di quelle che non lasciano spazio ai sogni. Ignaro del motivo per cui la gatta era ridotta così (inizialmente pensavo che qualche imbecille l’avesse catapultata fuori da una macchina o peggio che qualche teppista l’avesse presa a bastonate), ascoltai dalle parole della mia dottoressa che secondo lei era caduta da un balcone, che fortunatamente non aveva nulla di compromesso, ma che la botta alla testa era stata molto violenta, e che quindi nonostante l’iniezione fattale, non era in gradi dire se la piccola si potesse salvarla, e se ce l’avesse fatta, quali fossero le sue condizioni neurologiche. La lasciai così nelle mani del mio “Angelo” (la mia veterinaria si chiama Sara ed è anche cliente della nostra cliente…, ovviamente è un Angelo per come cura gli animali e non perché mantiene il conto da noi!)! Ritornato nel luogo dell’incidente proseguii le mie indagini per risalire ai proprietari della gattina, e dopo aver scampanellato nei condomini vicini, arrivai finalmente a scoprire di chi fosse Tarty. Scoprii così chi erano i “padroncini” della gattina i quali, al loro rientro non l’avevano più trovata, ma mai avrebbero immaginato che fosse caduta dal balcone. Racconto così cosa avevo fatto e da chi ero andato, cercando di spiegare loro che le condizioni erano molto critiche e quindi non c’erano molte possibilità che la piccola potesse guarire. Tornammo insieme dalla veterinaria, anche nei giorni seguenti, scoprendo dalle vive parole di Sara, che la piccola faceva piccoli miglioramenti, aveva cominciato a mangiare, e quel che più la sorprendeva, era che nonostante la caduta e la forte botta alla testa, il miglioramento costante la portava a credere che non sarebbero rimasti problemi neurologici alla piccola Tarty. Dopo circa un paio di settimane, la nostra piccola venne dimessa dalla veterinaria, che la dichiarò clinicamente guarita, ma soprattutto non constatò la forza e la volontà di questa gattina, nell’aver combattuto contro la morte e di aver soprattutto “vinto la sua battaglia”! Adesso mi spiego perché si dice che i gatti abbiano sette vite, ed io vorrei averne una di vita ma molto simile alla loro: mangiare bere giocare dormire anche quindici ore al giorno e poi tante tante tante coccole. Chi può stare meglio di loro? Orlando Lentini [Per commenti all'articolo: tasso@fisac.net] |
Orlando Lentini
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Tasso ver.3.0 n.07
- marzo 2011 -
FISAC/CGIL ISP
Liguria Piemonte Val d'Aosta -
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