Poveri evasori E’ a tutti nota, specie ai colleghi bancari, l'esistenza di qualche lavoratore autonomo che, grazie ad evasione ed elusione fiscali, riesce ad aver un reddito di fatto molto maggiore del nostro pagando molte meno tasse del dipendente. Vi è mai capitato di vedere qualche commerciante in giro con Audi, Mercedes, BMW con un reddito dichiarato inferiore al vostro totale di IRPEF versata nelle casse dello Stato? Alla luce di ciò erano assolutamente comprensibili le misure imposte da Visco durante l’ultimo governo Prodi. L’ex ministro sosteneva infatti che per rendere più difficoltoso il nero nell’economia bisognasse limitare la circolazione del contante, per aver traccia di ogni pagamento attraverso i conti correnti bancari e postali. Sono quindi stati introdotti provvedimenti quali il limite di 5.000 euro per qualsiasi pagamento in contanti, prontamente riportati a 12.500 euro dal governo Lega – Berlusconi. L’anno scorso, però, anche il ministro Tremonti ha abbassato nuovamente il limite a 5.000 euro, indicando questa manovra come utile a recuperare un po’ di quell’economia che sfugge allo Stato. Al che anche il più sprovveduto avrà pensato: ma se riducendo nuovamente il limite si ritiene di recuperare un po’ di evasione, quando lo avete rialzato non avete previsto di dare una mano agli evasori? La parola magica per combattere l’evasione è una sola: TRACCIABILITA’. Significa andare a recuperare la strada che hanno percorso i propri soldi, sia in entrata sia in uscita. Se, ad esempio, ad un collega gli si chiede come ha acquistato l’automobile, è molto probabile che dimostrerà di aver incassato gli stipendi, di aver venduto dei titoli, di aver fatto preparare un circolare, eccetera. Se un lavoratore autonomo onesto, come ne esistono molti, viene interrogato alla stessa maniera sui suoi acquisti, non avrà problemi a dimostrare l’incasso delle fatture con il relativo pagamento delle imposte. Qualche problema in più potrebbe averlo chi – ad esempio con un reddito dichiarato di 10.000 euro annui – acquista una Porche nuova fiammante. Per questo motivo è stata a mio parere condivisibile la scelta tremontiana di invertire l’onere della prova: è il contribuente a dover dimostrare dove ha preso i soldi per effettuare dei pagamenti. E, per chi non riesce a spiegare il percorso del denaro, possono scattare sanzioni quali il pignoramento dell’auto e della casa. A mio avviso, vista anche la realtà che ogni giorno noi bancari viviamo, bisognerebbe decisamente rafforzare queste misure e aumentare esponenzialmente i controlli temuti dai disonesti e non dagli onesti. Secondo il mitico Giornale berlusconiano, invece, la realtà è un’altra. Vi sono troppe tasse per chi vive in una mega villa con 15.000 euro di reddito dichiarato annuo: addirittura ve ne sono alcune che si pagano anche con un reddito negativo. È troppo complesso, per il Giornale, intuire che è un po’ anomalo che in Italia ogni anno circa la metà delle aziende chiude con un utile sotto o pari allo zero. Inoltre, sentenzia il Giornale, tutto ciò che si incassa dalla lotta all’evasione non è affatto “nero” recuperato: sono semplicemente un nuovo balzello di questo Stato che non vuole proprio (ad avviso del quotidiano milanese) lasciare in pace i poveri contribuenti. Insomma…ci vorrebbero più o meno controlli? A voi l’ardua sentenza! Beppe Capozzolo [Per commenti all'articolo: tasso@fisac.net] |
Beppe Capozzolo
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Tasso - ver.3.0 n.08 -
giugno 2011 -
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