Apocalisse a Genova - 4
novembre 2011 Venerdì 4 novembre 2011. Ore 7.30. Dal giornalaio. Tutto tranquillo. Almeno in apparenza. “Belin....me ne son presa una ramata giù in centro....qui non è niente in confronto!...Guarda qua le mie calze!...Sono diventate due stracci bagnati!...” dico mentre entro nel piccolo negozio del mio amico genoano che tutti i giorni mi lascia dare un'occhiata alla Busiarda e a Tuttogobbo senza costringermi a comprarli, cosa che ho deciso di non fare più da tempo. “Avevano previsto pioggia, ma per adesso qui sembra tutto troppo tranquillo....succede quasi sempre così: le disgrazie accadono quando meno te lo aspetti....per oggi han dato l'allerta e vedrai che alla fine non accadrà più di tanto....speriamo dai....cambiando discorso: ci vai domani a Modena a vedere la partita del Toro?” “No....sai com'è....è meglio che me ne stia a casa con mia moglie.....in questi giorni potrebbe partorire.....e poi se è vero che prevedono disastri, meglio non muoversi....addirittura dei miei amici che stanno nel Canavese ed avevano organizzato tutto hanno rinunciato perché da loro hanno dato l'allerta.....proprio come qui.....vedremo....“....va beh dai....come sempre staremo a vedere...ora me ne vado a prendere il caffè qui da Franco che è dei nostri e ci facciamo due parole sul Toro....e poi si va in ufficio prima che si metta a piovere seriamente.....buona giornata....e buon fine settimana se non ci vediamo più!....Belin 'ste maledette scarpe!...Ma non potevo scegliere quelle un po' più alte?!...D'altronde l'avevano detto che arrivava la pioggia....e va beh...quelli del Levante ad esempio hanno visto di molto peggio qualche giorno fa...pazienza: mi cambierò i calzini in ufficio....vado va....” Venerdì 4 dicembre. Ore 10. Al bar. Pausa caffé. “Ma che furbo sono stato ad uscire senza ombrello!...Va bene che ho il cappellino, però dieci minuti fa non pioveva neppure ed ora guarda come viene...” dico. “Eh sì.....però pare tutto tranquillo....rispetto a quello che avevano detto sembra niente.....” ribatte Luca il mio amico barista. “...Mah.... mi sa che il peggio deve ancora venire.....guarda il cielo com'è scuro adesso!....E poi quest'aria strana....questo strano caldo....quest'umidità.....non mi piacciono per niente!...” si inserisce Nico, un altro amico, che ha un negozio di ricambi d'auto poco lontano. “Cosa vuoi che succeda?....” si introduce un altro che ha l'aria di saperla lunga “....salterà qualche tombino....le solite menate insomma....il Bisagno, con i lavori che hanno fatto negli ultimi anni, non è più un pericolo....come sovente accade hanno esagerato con l'allarmismo....c'è scritto sul giornale che la Sindachessa e la sua cricca stanno facendo troppo rumore per nulla....” Sarà, penso. Effettivamente per ora sembra tutto tranquillo. Ma chissà?... Rivolgo gli occhi verso il cielo. Penso a quanto successo pochi giorni fa nel Levante. E sento in lontananza il sinistro rumore del tuono. Inizia a piovere abbastanza forte e di corsa raggiungo nuovamente il mio ufficio. Lì sì che sarò al riparo. Lì sì che sarò al sicuro. Lì nessuno mi potrà portare via... Venerdì 4 novembre. Ore 13.00 circa. Una pioggia così forte non l'avevo mai vista in vita mia. Sembra che da lassù abbiano deciso di lanciarci sulla testa dei gavettoni. La strada qui davanti in poco tempo si è trasformata in un fiume d'acqua marrone. Le macchine sono lì in coda ma non vanno da nessuna parte. Con i colleghi guardiamo fuori dalla finestra il fiume di pioggia che scende e riempie una buca che avevano scavato nei giorni scorsi per fare dei lavori. Non so se sia la paura o cosa ma mi scappa anche la pipì. Devo scendere al cesso che sta al piano inferiore. Faccio le scale e.... “Ragazzi.....c'è dell'acqua che esce!....Venite a vedere!....” Viene fuori piano dal pavimento.....cerchiamo di asciugare con dei giornali....ma niente.....ora zampilla fuori dalle piastrelle come se fosse una sorgente di montagna.....ci allontaniamo leggermente e vediamo che anche dalla tazza del water e del bidet esce fuori acqua....ma questa non è di sorgente....è marrone....come il fango....come la strada....come se dal cesso stesse per uscire un mostro.... “Via....via.....cerchiamo di spostare gli scatoloni e mettiamoli in alto e poi andiamo via!...” urla il mio capo. “Guarda....guarda là il come sale....tra un po' sfonderà la vetrata!....” grido io indicando il livello dell'acqua che sale vicino alla finestra che dà su un cortile esterno. Ormai ha formato una pozzanghera alta diverse spanne dandoci l'impressione che dall'altra parte del vetro ci sia un acquario ma senza pesci. “Via!...Via!... Scappiamo via prima che.....” SPROOOOOONGGGGGGGG! Un rumore sordo. Improvviso. La piena ha
sfondato! E tutto diventa acqua e fango e detriti. Per fortuna noi
siamo al sicuro in cima alle scale. Venerdì 4 novembre 2011. Ore 14. Siamo davvero in salvo? Non lo so. So che siamo fermi in coda nella strada che è un fiume sempre più impetuoso. Vediamo auto ribaltate vicino a noi, quelle scene che quando le vedi in televisione fanno impressione, ma dal vivo seminano il terrore. Il giornalaio e i bar dove chiacchieravo di calcio fino a poche ore fa sono pieni d'acqua e intravedo i miei amici che con ogni mezzo cercano di difendere le loro cose dalla piena. Che disastro. Che disastro. Non riesco a dire altro. Non riesco a far altro che scuotere la testa. E noi? Siamo lì in macchina. Bloccati. Braccati. Con i cellulari che non prendono. Me la faccio davvero sotto come mai in vita mia. E se il fiume d'acqua e detriti diventa più impetuoso? E se dalla montagna qui vicino arriva qualche frana? E se la piena del Bisagno che scorre a venti metri da qui ci porta via come quelle macchine là? La radio trasmette notizie spezzettate. Il Bisagno è esondato più a valle. La città è totalmente allagata. Forse ci sono delle vittime. Noi siamo assolutamente isolati, in questo momento. Che fare? Se c'è una cosa che mi ha insegnato
l'esperienza di oggi è che in questi momenti non è tanto la ragione a
comandarti. E' bello quando sei a casa sul divano e dai giudizi su
quello che succede. Ma non poteva mettersi in salvo anziché pensare a
mettere al sicuro le proprie cose? Ma non poteva scappare al piano
superiore invece di stare lì a casa dove c'era il pericolo? Ma non
poteva evitare di mettersi in macchina con questo tempo? Io stesso ho
lanciato questi giudizi da professorino in passato. Vi assicuro
che non avviene così. Quando il pericolo c'è, è lì, davanti ai tuoi
occhi, tu non lo vedi. O forse non lo vuoi vedere. Hai l'impulso di
mettere al sicuro le cose di sempre, quelle che usi tutti i giorni,
quelle che ti danno sicurezza. Il secondo impulso è quello di voler
raggiungere le persone a te più care. Voglio dire: so benissimo che mia
moglie è a casa al sicuro. Ma io voglio arrivare da lei al più presto.
Il mio capo sa benissimo che suo figlio è all'asilo tranquillo. Ma vuole
andarlo a prendere il prima possibile. Giungiamo a casa. In tempo per vedere immagini
impressionanti. E' incredibile come in pochi minuti l'acqua abbia saputo
rivoluzionare totalmente l'aspetto di luoghi in cui passo ogni giorno:
le strade si sono trasformate in fiumi, le piazze ed i parcheggi in
laghi. Giungiamo a casa in tempo, purtroppo, anche per assistere a gran
parte del chiacchiericcio televisivo. Con la stampa “nemica” che
attacca la Sindaco. Con lei che difende a spada tratta sé stessa e la
sua giunta, usando delle argomentazioni quanto meno goffe. “Avevamo diffuso l'allarme di allerta due” dice il Sindaco. Alzi la mano, a Genova o altrove, chi sa esattamente cosa significhi lo stato di “allerta due”. Dovevate dire più semplicemente: “Signori, state a casa che qui potrebbe arrivare l'apocalisse”. E se poi non fosse successo nulla pazienza. Meglio essere accusati dai media che avere sulla coscienza dei morti. “Meno male che abbiamo lasciato aperte le scuole,
almeno lì i bimbi erano al sicuro....se no sarebbero andati a spasso con
i nonni e il bilancio di vittime sarebbe stato ancora più grave...”.
Questa affermazione delirante, forse rilasciata in preda al panico della
situazione, non merita neanche di essere commentata. Lascia esterrefatti
e basta. Meglio andare a letto e pensare ad altro. Anche se
è praticamente impossibile. Anche se forse l'unica cosa da fare è
rivolgere un pensiero a coloro che oggi pensavano di vivere una
normalissima giornata di pioggia. E hanno perso la vita. Donne. Bambini.
Soprattutto bambini inconsapevoli che magari fino a pochi minuti prima
avevano scambiato tutta quell'acqua per un bel gioco nuovo. Sabato 5 novembre. Il giorno dopo. Piove. Piove ancora. Ma non è nulla rispetto a
ieri. Poca gente in giro. Uno strano silenzio, intervallato di tanto in
tanto dal suono sinistro delle sirene e una puzza che sembra quella del
fango nei fossi. Fango che si è depositato ovunque sulle strade e nei
negozi, anche se ci sono persone che hanno spalato tutta la notte per
consentire un ritorno rapido alla normalità. Questa città che non è la mia, ma lo è diventata perché la vita a volte riserva delle sorprese, dicevo questa città ripartirà. Ancora una volta. Rimboccandosi le maniche. In un silenzio rotto qua e là da qualche lacrima soffocata e da qualche mugugno. Ma con grande dignità. Come nel 1970. Come all'inizio degli anni '90. Come l'anno scorso. Come sempre. Indegna di stare al suo posto si è invece rivelata
la Signora Sindaco che, a mente fredda, ha
corretto il tiro delle dichiarazioni di ieri, riuscendo nell'impresa non
semplice di fare ancor peggio. Il problema, a suo dire, sarebbe stato il
fatto che i genitori si sono messi in viaggio per andare a recuperare i
bimbi a scuola, contribuendo così ad aumentare il caos in città e a
mettere a repentaglio le loro stesse vite . Molte persone, ha aggiunto
per cercare di difendere sé stessa e la sua maggioranza, si sono messe
in pericolo da sole come quella ragazza che è morta perché era andata a
recuperare il fratellino in motorino (per la cronaca la ragazza era a
piedi) Il tutto mentre gruppetti di giovani ed anziani,
gambali ai piedi, pale in spalla e secchi in mano, raggiungono i punti
più colpiti della città per dare una mano a liberarla quanto prima dal
fango. Un giorno qualsiasi. Non so quando. Ma so che ci sarà. “Mi raccomando! Non mollate dico a Nico il Genoano, quello dell'autoricambi. E Luca, il barista che ha riaperto oggi sorride dietro il bancone. Come pure Mara. Come pure Massimiliano. Tutti commercianti che hanno riaperto la loro attività in questi giorni. E' bello vederli sorridere.
E' bello sentirli parlare nuovamente di calcio, come facevamo ogni santo
giorno prima che arrivasse l'apocalisse. E' bello vedere quei bambini
felici mentre vanno a scuola. E' bello alzare gli occhi al cielo e
vedere che c'è il sole. Il sole che riscalda le ossa e che rende
più vicine le montagne là in fondo che ti sembra quasi di poterle
toccare. E' bello persino osservare le file di macchine e di motorini
per strada che, dopo essersi trasformata in fiume, è tornata ad essere
quello che era sempre stata: una strada, appunto.
Walter Panero [Per commenti all'articolo: tasso@fisac.net] |
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Tasso - ver.3.0 n.11
- dicembre 2011 -
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