Cronache da Casalborgone

Ci eravamo lasciati l'ultima volta sul racconto di un riccio ipovedente... E devo dire che nell'ultimo periodo abbiamo avuto una discreta sfiga per quanto riguarda la salute degli animali che vivono con noi. E' anche vero, come spesso dico per consolarci, che sui grandi numeri ovviamente anche le possibilità che qualcuno si ammali aumentano!

Ho sempre cercato, scrivendo le cronache degli animali sulla collina, di enfatizzare gli aspetti divertenti, simpatici e terapeutici per la psiche umana, avendo sempre sostenuto che gli animali, e la relazione con loro, costituiscono dei potenti antidepressivi. Ma naturalmente, come accade ogni volta che facciamo un investimento affettivo, non possiamo essere protetti dal dolore legato alla possibile malattia, e alla morte (questa garantita al cento per cento, una delle nostre poche sicurezze...) degli esseri viventi oggetto del nostro affetto. E non per questo si rinuncia ad amare qualcuno!

Tutto questo per raccontarvi, non storie strazianti che per altro non mancherebbero, ma qualcosa che abbiamo imparato strada facendo, avendo a che fare con la malattia degli animali.

Gli animali sono coraggiosi e non si fanno, scusate la rudezza, seghe mentali sul loro stato: combattono la loro battaglia, si fanno aiutare, accettano le cure anche se non sono troppo piacevoli, pare che sappiano che i nostri gesti hanno le migliori intenzioni. Sono mogi quando soffrono, ma se appena migliorano, raccolgono tutte le loro energie per vivere al meglio possibile, e non si deprimono per quello che non riescono a fare, ma si concentrano nel tentativo di fare tutto quello che risulta praticabile. Anche se stanno male, non sono incazzati col mondo, e anzi accettano le cure e la compagnia degli altri, specialmente dei loro umani, ma non solo (avevo già raccontato della nostra cagnolina operata, che per le prime 12 ore in cui non si era mossa, aveva avuto ininterrottamente accanto a lei nella cuccia una delle nostre gatte...).

Si lamentano davvero poco, a volte nemmeno il minimo indispensabile per capire che stanno male. E noi umani dobbiamo capirlo dalla variazioni del loro comportamento. Per esempio le pecore non piangono mai se si feriscono o sono nei guai, perché essendo possibili prede hanno imparato a non piangere per evitare di attirare il predatore sull'individuo in difficoltà. Solo che questo sistema di protezione ha l'effetto indesiderato di non poter ottenere alcun aiuto, ne' dal gregge ne' dal pastore. Infatti a noi e' successo che mentre eravamo in ferie per una settimana e una persona stava a casa nostra per badare a tutti, una pecora si sia incastrata con le corna sotto la mangiatoia e sia rimasta lì per non si sa quanto, a tentare di liberarsi a strattoni procurandosi anche una frattura della mandibola, senza emettere lamenti. Tanto che la nostra badante non se ne era proprio accorta (sempre contare le pecore! non solo per addormentarsi...) e la pecora l'ho trovata e liberata io quando siamo tornati, e a distanza di sei mesi stiamo ancora curando le conseguenze di quell'evento sfortunato.

Un'altra differenza sostanziale tra la nostra e la loro malattia, e' che per gli animali si può evitare l'accanimento terapeutico.

Se l'umano non e' idiota, cercherà di capire tramite uno o più veterinari, se la sofferenza e le cure vanno verso la guarigione o servono solo a prolungare una vita che non ha più la qualità minima per essere vissuta dal nostro animale. In questo caso cerchiamo di metterci al posto dell'essere vivente che amiamo, per capire che cosa farebbe se potesse decidere di sé.... e poi il dolore e la fatica di decidere ce li assumiamo noi. La cosa assurda e' che gli esseri umani, che invece sarebbero in grado di  decidere da soli e anche di comunicarlo, sul momento se sono coscienti, o prima tramite il testamento biologico, non siano autorizzati a prenderla questa decisione! Ma questa e' un'altra storia...

In tanti anni con tanti animali ci e' capitato di frequentare tanti veterinari e luoghi annessi, dal semplice studio alla cliniche private che offrono servizio di pronto soccorso giorno e notte. E ovviamente abbiamo avuto esperienze positive e negative.

Eviterò di citare le strutture private, nel bene e nel male, per evitare ogni forma di pubblicità. Mentre mi sento di citare una struttura pubblica, che può rivelarsi utile per casi complicati, urgenze ad ogni ora, esami di ogni tipo, animali selvatici e di grossa taglia. Si tratta dell'ospedale della facoltà di veterinaria di Grugliasco, confine con Torino. Per i casi urgenti ci si presenta direttamente al pronto soccorso. Per le visite specialistiche e gli esami si telefona per prenotare, mettendo in conto che, un po' come accade negli ospedali per umani, l'ora dell'appuntamento deve essere considerata indicativa, e che per il nostro animale possiamo investire una giornata di ferie. I costi, considerata la presenza di specialisti che insegnano in facoltà (avete presente le cliniche universitarie per umani?), e il possibile utilizzo di strumentazioni che non spesso si trovano in strutture private, sono decisamente concorrenziali. Il che non e' irrilevante, se si ricorda che gli animali non hanno la mutua e nemmeno il fondo sanitario.

A proposito dell'argomento costi, mi e' capitato di osservare le persone in una di queste cliniche private piuttosto efficienti e decisamente care. Cioè stavo lì in sala d'aspetto ad aspettare il nostro turno e guardavo gli altri umani con il loro animale al seguito, oppure soli, che aspettavano di entrare per le visite o per portare a casa il degente. E poi li guardavo al banco della reception a saldare la fattura, che poteva essere anche molto salata... Sul video della sala passava un filmato che pubblicizzava le prestazioni della struttura e che alla fine proponeva una forma di finanziamento a tasso agevolato tramite una card della banca tal dei tali. Vi assicuro, essendoci stata più volte, che una buona parte di quelle persone non appariva per nulla ceto abbiente, dal modo di vestire, di parlare, di fare.... Alcuni mi hanno colpita particolarmente, perché magari erano la signora anziana con le ciabatte, o il signore un po' trascurato a cui mancano un po' di denti, o il ragazzo giovane che ha dovuto telefonare alla madre per dirle che non gli bastavano i soldi e cosa doveva fare... Ed erano tutti lì per il loro animale che stava male, a spendere dei soldi che probabilmente avrebbero esitato a spendere per se stessi. Certo, per i ricchi in sala d'attesa era più semplice, ma anche sulle loro facce si leggevano l'ansia, il dolore, la felicità, tutta l'attenzione dedicata a questo essere amato. Di scene commoventi ne abbiamo viste a iosa. Anche con protagonisti "insospettabili"....

Il truzzo totale della sala d'aspetto che dentro lo studio abbraccia il suo cane, sussurrandogli discorsi per calmarlo e consolarlo. La strafiga in tacco dodici e piercing all'ombelico, che esce stravolta dalle lacrime col trucco che cola perché la sua micia non ce l'ha fatta. La gente e' strana.... Per fortuna.

Patrizia Pirri

[Per commenti all'articolo: tasso@fisac.net]

Patrizia Pirri
Autrice di questo articolo, è una delle referenti della FISAC dell'Area Torino Piemonte Nord Valle d'Aosta
(contattabile qui: patrizia.pirri@intesasanpaolo.com), ma è anche una convinta animalista.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tasso ver.3.0 n.11 - dicembre 2011 - FISAC/CGIL ISP Liguria Piemonte Val d'Aosta - archivio - credits