La mia prima volta... 

Per il momento l’unica certezza di questo articolo è il titolo, “La mia prima volta…” Mi piaceva l’idea di un titolo accattivante, che potesse catturare subito l’attenzione del lettore; anche se poi magari tu, lettore, lo troverai insulso e banale, sicuramente lo starai leggendo. Sbaglio?

La mia prima volta, come credo per la maggior parte di noi, è stata un disastro su tutta la linea, ma non è di quella prima volta che ti voglio parlare. Deluso eh? Ma no dai, ti assicuro che è molto, molto più interessante.

Sono entrata in Intesa Sanpaolo nel 2008 per una botta di culo (perdonami il termine) ma quando oggi mi comunicano che la conferma dei contratti di inserimento può essere messa in discussione – per inciso, come sono entrata io in questa Azienda – la considero veramente una botta di culo!, dicevo sono entrata pochissimi anni fa ed ora eccomi qua, a parlarti della mia prima volta. La mia prima volta di impiegata di banca, assistente alla clientela non ancora evoluto (ma mi sto impegnando, per evolvermi!) ma soprattutto la mia prima volta come dirigente provinciale della Fisac Cgil, la mia prima volta “dentro” un sindacato, e un sindacato come la Cgil che esiste e va avanti da oltre un secolo. Per un paio d’anni ho portato avanti il mio lavoro da cassiera modello, tra alti e bassi, tornando a casa tutte le sere come dire… senza  qualcosa di più e senza qualcosa di meno, senza stimoli, senza aspettative. E non era esattamente l’aspirazione della mia vita, non anelavo  a fare un lavoro che non mi desse soddisfazione personale, professionale e che mi facesse crescere.

Non è snobismo, lavoro da tanti anni e ho fatto tanti lavori diversi e conosco e rispetto tanti colleghi e colleghe motivati e desiderosi di crescere. Questo vuol dire che per me, Claudia, questo non era abbastanza,  ma è un po’ una costante nella mia vita, il fatto di non essere mai soddisfatta veramente di quello che faccio. Questo mio padre me l’ha sempre detto, sei un’insoddisfatta cronica, a prescindere da ciò che fai, da dove sei, da come ti poni. Mi dispiace papà, ti sbagliavi. Oggi sono soddisfatta. Ecco, questa è la mia prima volta da persona soddisfatta e appagata, da persona che fa quello che le piace, da persona che è stimolata e desiderosa di crescere, conoscere, affrontare.

Come dici? Cosa faccio? La sindacalista.
Ricordo bene il giorno che è iniziata la mia avventura, era il 14 febbraio 2011 e l’Ufficio Relazioni sindacali ufficialmente mi segnalava come dirigente provinciale. Magari da quello che ho scritto prima potrebbe sembrare che ho deciso di intraprendere questa strada esclusivamente per insoddisfazione professionale ma ti posso assicurare, e cercherò di spiegare, che non è così. Sicuramente questa è stata la molla che mi ha spinto a cercare il sindacato, devo essere onesta, ma è stata proprio solo la partenza, anche perché solo con questo presupposto sarei andata veramente poco lontana, e presto sarei tornata nella mia insoddisfazione di sempre. Non posso dire di essere stata “estranea” alle vicende sindacali di questo Bel Paese, vuoi per gli studi politologici che ho fatto, vuoi soprattutto per la famiglia che ho avuto che mi ha sempre stimolata in tal senso.

Ma lasciamelo dire! La passione e l’interesse a volte possono non bastare, e l’insoddisfazione men che meno. Ho avuto la fortuna di incontrare persone che questo mestiere lo fanno da tanti, tanti anni e l’energia, la convinzione, la competenza che ho riscontrato in questo ambiente mi hanno fatto dire “ma sì, questa sarà la mia prima volta, ci voglio provare!” Va avanti così il mio lavoro da cassiera modello, che continuo a svolgere con serietà e professionalità per come è la mia natura d’essere, ma dall’altro lato mi viene data la possibilità di seguire personalmente alcune filiali, con i colleghi iscritti e non e con tutti i loro piccoli, grandi problemi... che in realtà sono anche i miei.

L’inizio è stato molto sfidante: scopri veramente un mondo di diritti, tutele, norme, leggi e inizi piano piano a renderti conto del perché sono lì, perché esistono, come sono stati ottenuti, perché rischiamo di perderli e perché dobbiamo e vogliamo combattere per mantenerli. Inizi a capire che non devi dare per scontato quello che hai, e questo dovremmo in realtà farlo per tutte le cose della vita, e che ogni tanto dovremmo fermarci tutti a pensare che se abbiamo particolari diritti e particolari tutele è perché qualcuno, prima di noi, ha lottato, si è esposto per noi. Ho le “mie” filiali, che seguo con passione, sto imparando questo mestiere e sono consapevole che la strada che mi aspetta non è lunga, è lunghissima e l’esperienza che mi manca non è tanta, è tantissima. Ma lo faccio con passione e inizio a raccapezzarmi tra leggi, contratto nazionale, accordi di armonizzazione (questi ultimi non più a quanto dice l’azienda, ma secondo noi ancora si, visto quanto ci stiamo impegnando per difenderli) ed è bello interessarsi dei problemi quotidiani delle persone e cercare, per quello che è possibile, di provare a trovare delle soluzioni, di provare a trovare “la quadra”.

Rileggendo questi pensieri può sembrare che io sia entrata in una specie di “fatebenefratelli” ma non è così, io volontariato lo faccio ma vado a farlo in India (...magari una volta te lo racconto…), qui è un’altra cosa. Qui si tratta di mettersi in gioco per una grande battaglia: la difesa dei diritti della nostra categoria, ma soprattutto la difesa dei diritti di lavoratrici e lavoratori che arrivano da secoli e secoli di storia e di lotte. E non è retorica spicciola, è la realtà, è ciò che è stato e vorrei che fosse così anche per il futuro. Purtroppo la realtà che stiamo vivendo, forse il momento storico di apatia e anestesia totale, cerca in tutti i modi di cancellare la concertazione, e io questo non lo voglio permettere: per una volta nella vita voglio poter dire di aver realmente fatto qualcosa per cambiare le cose, non solo a parole.

E ti voglio lasciare con un’altra mia prima volta, che è stata la prima assemblea che ho tenuto nella mia agenzia che è la 18 di Torino pochi giorni fa. Era la mia prima volta in pubblico e ci tenevo a buttarmi nella mischia, era giunto il momento, e l’assemblea era un ottimo banco di prova. Lo scopo di questa tornata di assemblee era spiegare le motivazioni che ci hanno spinto a dichiarare sciopero il 2 luglio in tutte le 44 Aziende del Gruppo. Qui mi fermo perché sennò attacco con le ragioni dello sciopero e non è l’argomento, seppur importantissimo, del mio articolo. Ci tenevo a fare bella figura con i colleghi, con la Fisac ma forse soprattutto per me stessa: era la mia prima volta e volevo essere all’altezza. Quindi, da buona talebana quale sono (qualcuno dice che lo sono…. Ti sembra??), mi sono chiusa e asserragliata in casa per due settimane, per ogni maledetta sera e ogni maledetto weekend, non rispondendo al telefono, negandomi agli amici, tutto per preparare il mio primo discorsetto in pubblico. Chiaro che se farò così per ogni assemblea, ogni attivo quadri, ogni direttivo, per ogni volta cioè che farò davvero attività sindacale... posso dire addio alla mia vita sociale!

Come è andata secondo te l’assemblea?

Claudia Stoppato

[Per commenti all'articolo: tasso@fisac.net]

 

N.d.R.
Caro lettore, Claudia (che non solo un po’ talebana lo è davvero, ma è anche un po’ snob) com’è andata la sua prima volta non te lo dice. Ma sei hai avuto la pazienza di leggere fino a qui, sarebbe proprio una cattiveria lasciarti così: con il gusto, ma senza soddisfazione… E allora te lo diciamo noi com’è andata. E’ stato un bel successo, con tanto di applauso a fine relazione (non accadeva dal 1970 o giù di lì) e i complimenti dei colleghi. Pare che alcuni dei presenti abbiano addirittura sostenuto che finalmente avevano capito tutto quello che gli era stato detto ed erano riusciti a seguire fino alla fine. Esagerazioni, ovviamente! Almeno questo è quello che pensiamo noi vecchi addetti ai lavori, un po’ piccati dal successo (del tutto immeritato, sia chiaro!) di queste nuove leve! Ma comunque (e a denti stretti) siamo contenti per lei, ovviamente. E via (siamo generosi) lo siamo anche per la FISAC che ha fatto un bell’acquisto. Ma lo siamo soprattutto (e qui non si scherza!) per i colleghi che sanno di poter contare su una generazione di giovani trentenni o poco più (Claudia è una, ma ce ne sono altri: Edoardo, Beppe, Marianna e prossimamente un altro nuovo acquisto, ma non è che ti possiamo dire proprio tutto subito) che si affacciano al lavoro sindacale con impegno, competenza e dedizione. Hanno freschezza, carattere ed entusiasmo. Proprio ieri, il 3 luglio, Mario Calabresi direttore della “Stampa” in un editoriale intitolato “Se la crisi cancella una generazione” si interrogava sulla condizione dei giovani in “un paese vecchio, con i dee vecchie”. Citava Prandelli e i dati sulla disoccupazione. “I dati diffusi ieri - scriveva -, seppur parziali e limitati, contengono un messaggio terribile: la disoccupazione generale diminuisce lievemente mentre quella giovanile aumenta ancora. Questo significa che anche dove si apre un posto, si intravede una possibilità, lì si preferisce assumere chi è già grande e lasciar fuori chi è ritenuto senza esperienza. Si preferisce l’usato sicuro al nuovo, i giovani sono sempre stati inesperti, in ogni luogo e in ogni tempo, ma prima si apprezzava il fatto che dalla loro hanno l’energia e la passione, sono portatori di idee nuove e di cambiamento. Invece questo sembriamo essercelo dimenticato. A lungo si è detto: è tempo di intervenire sui giovani, di scommettere sulle nuove generazioni, oggi basterebbe molto meno, basterebbe vederli, accorgersi che esistono”.
Bene: possiamo dire con orgoglio che noi invece ci siamo accorti di loro. E siamo sicuri che rappresentano non solo il futuro, ma un solido presente per tutti coloro che credono nell’importanza del sindacato e vi si rivolgono per affrontare e risolvere i propri problemi lavorativi.

 
 

Claudia Stoppato
è una delle giovani sindacaliste
della nostra area.
claudia.stoppato@intesasanpaolo.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



Tasso - ver.3.0 n.13 - luglio 2012 - FISAC/CGIL ISP Liguria Piemonte Val d'Aosta - archivio - credits