Là fuori licenziano. E in banca? 

Prendo spunto per la stesura di questo articolo da una mia foto comparsa sulla Stampa on-line giovedì 18 ottobre 2012, giornata del nostro presidio davanti alla sede di piazza San Carlo.

L’articolo in questione “No al licenziamento degli apprendisti – Lavoratori Sanpaolo scendono in piazza” descriveva la giornata del presidio che abbiamo fatto a sostegno degli apprendisti licenziati dalla banca e per scongiurare nuovi licenziamenti, e a lato dell’articolo il giornalista posizionava un primo piano del mio bel faccione con tanto di fischietto in bocca e bandiera rossa della Fisac sullo sfondo.

Ma ciò che ha scatenato quello che descriverò in seguito non è stata la foto di per sé, ma una semplice didascalia posta sotto la medesima: “una delle lavoratrici Sanpaolo che rischia il licenziamento”.

Il primo messaggio sul cellulare mi è arrivato intorno alle 16.00 da parte di un collega della mia filiale che, preoccupato, si chiedeva se fosse effettivamente così. Dopodiché è stato un susseguirsi impressionante di telefonate, mail, sms da parte di amici, parenti, ma anche semplici conoscenti, tutti a preoccuparsi della mia situazione lavorativa e così fino alla mattinata successiva.

Se la questione del licenziamento dei nostri apprendisti non fosse stata drammaticamente vera e reale, il mio rincorrersi di voci e rassicurazioni sarebbe stato davvero molto divertente da vivere. Per la prima volta veniva messo in discussione il posto di un impiegato di banca, da sempre sinonimo di stabilità e sicurezza economica. Io non sono un’apprendista, il mio è un contratto a tempo indeterminato dal 2011 dopo i miei 18 mesi di contratto di inserimento, quando ancora la banca qualcuno assumeva….

Lo affermano i dati dell’Istat. Lo conferma su scala europea l’Eurostat e adesso anche l’Ocse: la disoccupazione giovanile in Italia, già altissima, è in ulteriore aumento. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è infatti salito nel 2° trimestre 2012 al 33,9%, dal 27,4%  dello stesso periodo 2011.

E nella nostra regione ci sono il più alto tasso di disoccupazione giovanile – il 26,6%, in forte crescita rispetto al 2000 – e la quota percentuale più elevata di giovani cosiddetti Neet (acronimo inglese che vuol dire Not in Education, Employment or Training e che indica coloro che non studiano, non lavorano, non si formano, non cercano un’occupazione). Il tasso di disoccupazione giovanile è particolarmente elevato nelle province di Biella (34,2%) e nella nostra Torino (33%).

E per chi ha un lavoro precario la vita non va di certo molto meglio: la nostra è una generazione umiliata, costretta a lavorare (quando è fortunata!) a condizioni indecenti, con tirocini gratuiti, contratti-farsa, orari massacranti, in assenza di diritti in caso di maternità e di malattia.

E’ così per Cristina, laureata nel 2008 in Servizio sociale e lavoratrice precaria nel settore teatrale da una vita. E’ così per il suo compagno, che alterna contratti a tempo rigorosamente determinato all’indennità di disoccupazione (finché ci sarà) e insieme hanno deciso ugualmente di mettere su casa, e magari tra un po’ di tempo decideranno pure di mettere su famiglia …. Perché se aspetti il contratto a tempo indeterminato ti vedi passare tutta la vita davanti, e i sentimenti e i desideri ancora ci si prova a non farseli scippare via.

E’ così per Viola, che ha impegnato anni della sua vita in un progetto di formazione on-line per una cooperativa, progetto in cui credeva molto e per cui si è spesa tanto, che l’ha portata un giorno a diventare socio lavoratore della cooperativa stessa e il giorno dopo l’ha lasciata a casa senza un lavoro.

E’ così per Alberto, ingegnere dedito alla ricerca che è campato fino ad oggi con borse di studio del Politecnico, e che da domani si vede costretto a spaziare con la mente e con gli affetti per cercare un posto di lavoro all’estero, perché il suo Paese non sa cosa farsene dei ricercatori.

E’ così per Irene, laureata brillantemente in psicologia, che ha prima dovuto ultimare il suo percorso formativo con anni di tirocini e scuole di specializzazione non pagati e per contro molto dispendiosi, e che oggi si barcamena fra contratti precari che davvero poco hanno a che fare con il titolo di studio conseguito.

Cristina, Viola, Alberto, Irene non sono purtroppo nomi di fantasia o numeri e statistiche da telegiornale, sono persone in carne ed ossa, sono i miei amici. E di esempi sui generis ne avrei molti altri, come ognuno di noi.

E adesso questa realtà esterna, per molti di noi così lontana, è entrata con prepotenza e drammaticità nel nostro personalissimo orizzonte, nel mondo dorato (o meglio, che ci piaceva ricordare così!) delle banche. Le lettere di licenziamento che i nostri apprendisti si sono viste recapitare erano vere, non era puro terrorismo aziendale, erano carta vera; e i nostri colleghi e le nostre colleghe con quelle lettere hanno fatto i conti, ne hanno parlato con le loro famiglie, le loro mogli, i loro mariti, i loro compagni, le loro compagne. Hanno dovuto guardare negli occhi i loro figli.

E’ finita l’epoca in cui si pensava che i licenziamenti, le mancate assunzioni di giovani, la spending review, i tagli al costo del personale, la cassa integrazione, lo stop degli straordinari…fossero questioni legate ad ogni realtà, metalmeccanici, pubblico impiego, trasporti, a tutte le categorie tranne che alla nostra.

E forse questa inevitabile e tremendamente dura presa di coscienza ci permetterà, tutti insieme, di trovare un modo di traghettarci verso un anno migliore, con una crisi economica e politica lasciata alle spalle e con la voglia di ripartire, magari dai più giovani.

Claudia Stoppato

[Per commenti all'articolo: tasso@fisac.net]

 
Claudia Stoppato
è una delle giovani RSA
della nostra area.
claudia.stoppato@intesasanpaolo.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



Tasso - ver.3.0 n.14 - novembre 2012 - FISAC/CGIL ISP Liguria Piemonte Val d'Aosta - archivio - credits