Conciliazione Vita/Lavoro: qualcosa di dannatamente necessario
“Una persona che lavora dovrebbe avere anche il tempo per ritemprarsi, stare con la famiglia, divertirsi, leggere, ascoltare musica, praticare uno sport. Quando un’attività non lascia spazio a uno svago salutare, a un riposo riparatore, allora diventa una schiavitù”.
Papa Francesco
Nel precedente numero del Tasso abbiamo parlato molto di innovazione e cambiamento, di come ripensare la contrattazione aziendale e del sistema di welfare in Intesa Sanpaolo. Voglio ripartire proprio da quest’ultimo punto, per riassumere dove eravamo rimasti con la firma dell’Accordo del 7 ottobre 2015 in materia di conciliazione tempi di vita e di lavoro e dove siamo oggi, che cosa abbiamo ottenuto e cosa ancora rimane da fare.
La contrattazione del cosiddetto welfare aziendale integrativo nelle banche e nelle assicurazioni si è notevolmente sviluppata negli ultimi anni, e il nostro Gruppo non ha fatto eccezione.
Questo è avvenuto sostanzialmente per la spinta determinata da alcuni fattori: la diminuzione degli investimenti da parte dello Stato nel welfare pubblico, le revisioni legislative, in particolare in tema di previdenza pubblica, un generalizzato peggioramento dei servizi pubblici di assistenza, le vecchie e nuove previsioni fiscali, la nascita di nuovi fabbisogni e gli effetti della crisi.
Di contro, le aziende in questi ultimi anni, hanno acquisito una maggiore consapevolezza della centralità nelle relazioni industriali del welfare aziendale, la cui utilità si può manifestare su diversi piani: miglioramento del clima aziendale, fidelizzazione e senso di appartenenza dei dipendenti, riduzione delle assenze e maggiore qualità della produzione.
La conciliazione dei tempi fra lavoro e vita privata mirata a favorire un migliore equilibrio nell’uso del tempo (come lo smart working), iniziative di assistenza che liberano il tempo, iniziative di sostegno all’istruzione e all’educazione del dipendente e dei propri figli, servizi ricreativi culturali e sportivi, servizi a sostegno della mobilità, costituiscono la nuova frontiera del confronto nelle aziende.
Il 7 ottobre 2015 è stato sottoscritto, fra gli altri, un importante accordo in materia di conciliazione tempi di vita e di lavoro: il testo, ampiamente discusso e condiviso tra le Organizzazioni sindacali e l’Azienda, ha introdotto importanti e innovativi strumenti volti a rispondere a situazioni di necessità che possono interessare tutti noi in particolari momenti della nostra vita.
Il nostro Gruppo, di concerto con le OO.SS, ha optato in questo giro di accordi per la cosiddetta “gestione del tempo”, con tutta una serie di misure che abbiamo iniziato a conoscere (la Banca del Tempo, la sospensione volontaria dell’attività lavorativa, nuovi permessi per le gravi patologie e per i figli affetti da DSA, la fruizione delle ferie ad ore, nuove tutele per la maternità e paternità).
Personalmente ritengo che l’accordo del 7 ottobre 2015 in materia di conciliazione vita lavoro sia davvero innovativo: ho appoggiato e difeso questa parte dell’Accordo durante le assemblee e nella vita quotidiana in filiale perché secondo me era ed è all’avanguardia, soprattutto in un Paese “vecchio” come il nostro. Era ed è un Accordo capace di interpretare una realtà che cambia continuamente e in maniera dannatamente veloce. Era ed è un Accordo di sorpasso e non di rincorsa.
Purtroppo nei mesi a venire ho assistito, insieme a tutti i miei colleghi, ad un ritardo nell’applicazione dell’accordo stesso per un gap che si è venuto a creare tra esigibilità dei diritti e procedure informatiche, che ha rischiato (e per alcuni aspetti rischia tuttora) di vanificare lo spirito e il merito degli accordi realizzati a livello nazionale.
Abbiamo più volte denunciato pubblicamente i ritardi su numerosi volantini, ma soprattutto siamo stati con i colleghi che avevano esigenze reali di fruizione e li abbiamo aiutati a trovare soluzioni concrete anche nel periodo precedente il varo delle varie procedure.
Ad oggi, dopo numerosi solleciti, sono attive le procedure per le seguenti richieste:
- Permessi per gravi patologie;
- Permessi assistenza figli affetti da DSA;
- Aspettativa aziendale per puerperio;
- Permessi non retribuiti per malattia figlio;
- Permessi per nascita figlio;
- Fruizione delle giornate di sospensione volontaria;
- Fruizione delle ferie ad ore.
E’ ancora in corso invece la predisposizione delle procedure per una delle novità più significative dell’Accordo del 7 ottobre scorso in materia di conciliazione, la cosiddetta Banca del Tempo, un’iniziativa di tipo solidaristico che non ha eguali in nessuna altra azienda: 50.000 ore di permesso retribuito (pari a circa 6.700 giornate) pagate dall’Azienda, ed eventualmente incrementate con le donazioni da parte dei colleghi per tutti quei lavoratori che, per eventi urgenti ed eccezionali, avessero la necessità di assentarsi dal lavoro. La Banca del Tempo potrà essere utilizzata non solo dai colleghi titolari di permessi Legge 104 per sé, per i figli o per il coniuge (compreso il coniuge di fatto e le unioni omosessuali), ma da tutti quei colleghi che abbiano grave ed indifferibile necessità di assentarsi a fronte di eventi urgenti ed eccezionali. E tutti noi sappiamo quanto queste situazioni (la grave malattia di un familiare, un genitore anziano da assistere tutti i giorni, l’operazione di un figlio all’estero) siano purtroppo all’ordine del giorno.
A proposito dell’importanza di dotarsi di strumenti di Conciliazione Vita/Lavoro…
Sulla Stampa dell’8 aprile un articolo inquietante: Il 35% di chi si deve occupare di un familiare malato cronico è costretto a lasciare il suo lavoro |
Finalmente il 31 di marzo è stata resa disponibile la procedura per donare giornate di ferie, permessi ex festività o banca delle ore: purtroppo siamo ancora in attesa dell’attivazione della procedura per richiedere l’effettivo utilizzo di questi permessi retribuiti (procedura che dovrebbe essere rilasciata tra fine aprile e metà maggio).
O ancora, per quanto riguarda il congedo per lavoratori mutilati ed invalidi civili, l’Azienda ha genericamente detto che, entro il 1° semestre, ci sarà la possibilità di richiedere la fruizione anche a mezze giornate (intese come l’intera mattinata o l’intero pomeriggio).
O ancora, il pagamento dell’integrazione del 10% del congedo parentale fruito dal padre inizierà solo con il cedolino di giugno.
E oltre a questi ritardi di natura, per così dire, squisitamente tecnico-informatica, da più parti e in più territori abbiamo assistito ad una vera e propria lotta per veder riconosciuta la possibilità di richiedere le giornate di sospensione volontaria dell’attività lavorativa: responsabili a vario livello hanno stravolto l’Accordo a proprio uso e consumo (dal “se utilizzi queste giornate vuol dire che hai uno scarso attaccamento al lavoro per cui dovrò abbassarti la qualifica” al “le giornate di sospensione non si possono chiedere da giugno a settembre e nel mese di dicembre” passando per “devi prima aver fruito di tutte le ferie di quest’anno”).
Siamo intervenuti tutte le volte che i colleghi ci hanno segnalato queste distorsioni, però è brutto e allo stesso tempo preoccupante che sia la stessa Azienda a firmare gli accordi e poi cercare un modo per non rispettarli.
Oltre a tutti questi argomenti, nella prima metà di marzo è iniziato il confronto con l’Azienda riguardo la mobilità territoriale, un tema che deve essere assolutamente inquadrato nell’ambito delle politiche di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Ovviamente il nostro obiettivo è quello della mobilità sostenibile, intesa come riduzione dei tempi, delle distanze e del numero degli spostamenti, da perseguire attraverso una serie di strumenti quali l’estensione del lavoro flessibile, la mobilità infragruppo, la riconversione e formazione professionale, il superamento degli steccati costituiti dalle strutture organizzative aziendali, l’incremento della esigibilità delle domande di trasferimento, la conferma del riferimento della residenza/domicilio del collega (e non della sede di lavoro) per la definizione dei limiti chilometrici, la riduzione dei limiti oltre i quali è necessario il consenso al trasferimento, con particolare attenzione per i colleghi che fruiscono dei permessi Legge 104, dei part-time e il personale con figli fino a 3 anni; la conferma del limite di 25 Km oltre il quale scattano i trattamenti di pendolarismo, l’intreccio della mobilità territoriale con quella professionale attraverso l’efficace estensione dello strumento di ON AIR a tutto il personale.
Purtroppo al momento le posizioni aziendali rappresentano solo un’operazione di taglio costi sugli oneri di mobilità, incrementano di fatto la mobilità del personale e non prevedono alcun intervento di conciliazione con i tempi di vita.
La trattativa, difficile e in salita, è comunque appena cominciata e vi terremo informati sugli sviluppi: rimane comunque per me un mistero di come sia la stessa azienda, sempre quella dell’Accordo sulla conciliazione del 7 ottobre scorso piuttosto che quella sull’accordo sul lavoro flessibile, ad essere così dura e inflessibile su un tema, quello della mobilità, su cui sarebbe davvero interessante riuscire a fare un accordo di ampio respiro e più vicino alle esigenze di questo mondo che cambia.
Il tema della conciliazione è dannatamente attuale e su questo ci giochiamo una grande partita: siamo partiti bene ad ottobre, stiamo affrontando i ritardi che ne sono derivati, cerchiamo allora di proseguire su questa strada, nell’interesse di tutti (azienda compresa).
Articolo di Claudia Stoppato
claudia.stoppato@gmail.com
venerdì 8 aprile 2016 - Claudia Stoppato, Conciliazione -
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