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L’energia produttiva della soddisfazione

charlotQuando si risparmiano cinque scellini, si lascia senza lavoro un uomo per una giornata.” – John Maynard Keynes, Esortazioni e profezie

La crisi socio-economica che stiamo vivendo ha comportato sacrifici un po’ in tutte le realtà lavorative, a volte più a volte meno, che vanno dalla riduzione ciclica di orario al ricorso agli ammortizzatori sociali, se non, nella peggiore delle ipotesi, alla chiusura definitiva dell’attività lavorativa.

In molte aziende oggi assistiamo ad una inarrestabile corsa alla riduzione dei costi, a volte tanto accentuate da mettere a rischio la produzione  o l’erogazione del prodotto/servizio  fornito. Sarebbe invece opportuno, proprio in questi contesti, ma non solo, mantenere l’impegno finanziario e organizzativo necessario allo sviluppo, all’aggiornamento del personale, alla sua buona organizzazione, all’interno di un ambiente stimolante e armonico.

Ma c’è chi lo fa?

L’uomo è un essere di desiderio. Il lavoro può solo soddisfare i suoi bisogni. Sono rari i privilegiati che riescono a soddisfare i bisogni dando retta al desiderio. Costoro non lavorano mai. – Henri Laborit, Elogio della fuga, 1976

dueIntroduzione di azioni sistemiche che prendono in considerazione le esigenze della famiglia, di congedi parentali, di soluzioni per la cura dei bambini e degli anziani, e lo sviluppo di un contesto e di un’organizzazione lavorativa tali da agevolare la conciliazione delle responsabilità lavorative e di quelle familiari per le donne e gli uomini”, così l’Unione Europea definisce la conciliazione dei tempi lavoro-famiglia.

Ogni anno la “Great Place to Work”, partner  in Italia de “Il Sole 24 Ore” e “Il corriere della Sera”, stila una lista delle aziende, su tutto il territorio mondiale, che si adoperano per la realizzazione di un buon ambiente di lavoro che aiuti a conciliare la vita personale del dipendente con quella lavorativa, senza lasciarne indietro la  crescita professionale e la gratificazione personale; le classifiche cambiano di anno in anno, lasciando però sempre presenti i nomi di quelle aziende che, probabilmente in seguito agli ottimi risultati conseguiti, continuano a prendersi seriamente cura delle proprie risorse umane.

Ma come si determina un buon ambiente di lavoro? Sicuramente non soltanto in base al numero dei benefit (senza fare nomi, esistono numerose aziende che “coccolano” i propri collaboratori attraverso una serie di servizi che vanno dalla concessione di frutta gratis, alla presenza di pianoforte, con tanto di artista, nella sala mensa, o ancora alla presenza di apposite strutture che permettono ai genitori/dipendenti di consumare i pasti con i propri figli) ma combinando semplici fattori quali la fiducia nel management aziendale, che ha come origine il rispetto e la considerazione reciproca, la quale provoca nel dipendente un senso di appartenenza al gruppo o alla squadra con la quale collabora, permettendogli di raggiungere più facilmente e più efficacemente  gli obiettivi proposti.

Lo stretto legame tra soddisfazione lavorativa e motivazione è oggetto di studi già dagli Anni ’20 con Henri De Man e la sua ricerca “La gioia sul lavoro”; De Man svolge delle inchieste sugli studenti dell’Accademia del Lavoro di Francoforte, la quale rappresentava, all’epoca, una sorta di scuola per futuri dirigenti di movimenti di partito operaio e partito socialista.

trePossiamo affermare che i tre fattori, individuati da Robert Levering, presidente e fondatore di “Great Peace to Work Institute”, che aiutano a creare un buon clima lavorativo ( buoni rapporti tra colleghi, orgoglio/stima per la propria mansione, fiducia per l’azienda/ le persone con cui si collabora) vengono spesso visti solo come un costo, senza però ragionare sul fatto che trascurarli può facilmente comportare perdite di tempo, magari a dirimere conflitti o semplicemente per rimediare ad un’inefficienza dettata da cattiva organizzazione o mancanza di comunicazione, aumento delle assenze, dovute magari a situazioni di stress, scarsa efficienza, derivante da mancanza di feed back o semplicemente per inefficienza del sistema di formazione del personale, minore competitività sul mercato, perché oggigiorno,il consumatore è sempre più orientato ad un prodotto qualitativamente più ricercato.

Risulta quindi fondamentale creare un ambiente lavorativo nel quale il collaboratore si senta partecipe della vita organizzativa dell’azienda, ascoltato e considerato nel momento in cui avanzi criticità o spunti per possibili miglioramenti. E’ necessario che governi un clima di collaborazione e sostegno reciproco nel quale ciascuno sia consapevole della grande importanza che riveste la sua mansione al fine del raggiungimento dell’obiettivo comune ma anche il grande apporto dovuto alla propria unicità, apporto che deve avere la possibilità di manifestarsi attraverso riunioni, momenti di confronto, o anche solo per mezzo di idonea autonomia in ambito lavorativo; un ambiente nel quale i ruoli e  i compiti siano chiari e che garantisca adeguata formazione e facilità nel reperimento delle informazioni necessarie allo svolgimento della propria attività, e non sicuramente da ultimo, la tranquillità di lavorare in un ambiente confortevole e sicuro.

La società non si cura dell’individuo che nella misura in cui esso renda. I giovani lo sanno. La loro ansietà nel momento d’affrontare la vita sociale è simmetrica all’angoscia dei vecchi al momento in cui ne sono esclusi. (S. de Beauvoir, La terza età)

03atzeniSilvia Atzeni
silvia.atzeni@intesasanpaolo.com

 

 

 

 

 

 


venerdì 27 settembre 2013 - Organizzazione del Lavoro, Silvia Atzeni -
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