Buongiorno: ho perso il lavoro
La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature.
Franklin Delano Roosevelt
Ci sono due categorie di persone fortunate: quelle che hanno trovato il proprio lavoro e quelle che non hanno bisogno di trovarne uno.
Giovanni Soriano, Finché c’è vita non c’è speranza, 2010
Corre l’anno 2014 e dal 2008 ad oggi Roosevelt osserva l’andazzo terrestre e, tristemente, annuisce.
Le nostre generazioni sono testimoni e vittime della cosiddetta “Grande Recessione”, iniziata nel 2007/2008 e ancora in corso, che poco ha da invidiare alla “Grande Depressione” del 1929.
La causa scatenante si colloca negli Stati Uniti intorno al 2006, ed è rappresentata dall’insolvenza relativa a molti mutui definiti “subprime”, ossia non di “prima scelta”.
Cos’è un mutuo “non di prima scelta”? Negli Stati Uniti ai debitori viene attribuito un punteggio che va da 300 a 850: i debitori con punteggio sino al 620 vengono considerati subprime, cioè ad alto rischio di insolvenza. Le conseguenze di questi mancati rientri ha generato crisi bancarie, con conseguenti crolli di borsa ed impossibilità di concessione di ulteriore credito o dilazioni di pagamento, a danno in primis delle aziende.
Nel corso del 2009 l’eco della crisi americana investe inesorabilmente anche l’Occidente, che subito registra un aumento della disoccupazione, calo del Pil, e la difficoltà di reperire del credito per le imprese; nelle famiglie si iniziano a sentire le conseguenze del lavoro che cala, dell’aumento del prezzo delle materie prime e dei prezzi in generale in seguito all’inflazione.
Sebbene il sistema bancario italiano abbia sempre basato le concessioni di credito su valutazioni reddituali ed un’attenta valutazione della capacità di rientro e l’assunzione di adeguate garanzie, anche in Italia iniziano le difficoltà delle famiglie nel far fronte al pagamento di prestiti e di mutui, difficoltà che ad oggi permangono, e che sono in costante aumento. Al fine di limitare l’impatto negativo della crisi sul settore del credito privato, sono state attuate una serie di iniziative pubbliche, alle quali hanno aderito un nutrito numero di istituti di credito.
Quali sono i servizi che la Banca offre alle famiglie in difficoltà economica?
Nel 2009 ABI firma un accordo con la Conferenza Episcopale Italiana, con il quale si definisce la possibilità per persone in difficoltà economica e piccole imprese di accedere a microprestiti, o “Prestiti della Speranza” (6.000 euro massimo per privati e 25.000 euro massimo per le piccole imprese) garantiti da fondi appositamente costituiti e che presentano condizioni economiche particolarmente agevolate, i requisiti di accesso al prestito vengono verificati dall’Ufficio Diocesano (generalmente attraverso le Caritas) e solo successivamente la filiale deciderà in merito all’erogazione dello stesso.
Sempre nel 2009 ABI sigla un accordo con Confindustria e le OO.SS confederali e di categoria nel quale si definisce l’anticipazione della cassa integrazione straordinaria, anche in deroga, nel periodo che precede il pagamento della CIGS da parte dell’Inps, il lavoratore deve essere a zero ore; in alcuni casi la banca può aver stipulato a sua volta un accordo con Enti o Fondazioni per il rimborso al lavoratore degli interessi sostenuti per l’utilizzo del servizio di Anticipazione Sociale.
Esiste infine la problematica del pagamento delle rate di mutuo per quelle famiglie che, in seguito a perdita di lavoro, di messa in cassa integrazione guadagni, o di grave imprevisto di salute non riescono più a farvi fronte: attraverso il “Fondo di Solidarietà”, istituito dal Ministero dell’Economia e delle Finanze nel 2007, e rifinanziato con il decreto Salva-Italia del 2011 per i successivi due anni, viene data la possibilità di sospendere per 12 mesi la quota capitale delle rate di mutuo, gli interessi continuano a maturare ma vengono rimborsati alla Banca dal fondo e il piano di ammortamento viene allungato alla nuova scadenza. Il Fondo di Solidarietà è gestito da Consap SpA, la quale valuta anche i requisiti per l’accessibilità al fondo stesso.
Silvia Atzeni
silvia.atzeni@intesasanpaolo.com
mercoledì 5 marzo 2014 - Approfondimenti, Silvia Atzeni -
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