L’attesa
Sapete quel giochino su facebook nel quale ti chiedono di elencare una serie di libri che,diciamo, hanno avuto una certa importanza nella tua vita? Ecco sono stato coinvolto anch’io, e mi sono ritrovato davanti alla libreria ad aprire libri che non leggiucchiavo da tempo, trovando anche delle sottolineature, la mia signora mi odia per questo…
Comunque uno di quei libri è Il Deserto dei Tartari di Buzzati, che per quei pochi sfortunati che non lo avessero ancora letto è la sublimazione dell’attesa. Brevemente è la storia del sottotenente Drogo (non quello del Trono di Spade, ma Giovanni Drogo), che passa la vita in attesa di un nemico che sembra non arrivare mai. E alla fine… Mi fermo qui, non fosse altro che a qualcuno fosse venuta la curiosità di leggere un capolavoro.
E voi direte: ma cosa c’entra tutto questo con un pezzo sindacale? Un attimo, ragazzi, non siate impazienti adesso ci arrivo, un minimo di introduzione scenica, altrimenti che attesa sarebbe?
È un periodo che, come avrete notato, è fitto fitto di cambiamenti nel settore bancario, e nella nostra banca in particolare. Contratto, modello di servizio, solo per citare i principali. E Buzzati mi ha fatto venire in mente le tante chiacchiere fatte con i colleghi sull’attesa appunto. L’attesa sa essere spietata o dolce a seconda delle situazioni, può tagliare le gambe al più preparato degli atleti prima della gara della vita o può caricare al punto giusto. Ecco io sono in attesa ormai da più di un anno ormai, in attesa di capire cosa accadrà al nostro CCNL, ne sono successe di ogni, disdette e passi indietro, cambi ai vertici delle delegazioni trattanti dell’ABI ed EDR ancora da sistemare.
E noi in attesa, in attesa di sapere se uno scontro ci sarà, se sarà necessario e quasi ad anelarlo, perché abbiamo ormai una certa voglia di sfogarci, di dimostrare che siamo pronti e carichi, sperando che l’attesa non ci smorzi gli entusiasmi. Di contratto ne abbiamo parlato tanto, abbiamo una piattaforma finalmente propositiva e rivendicativa e abbiamo le idee chiare e personalmente penso che siamo più che pronti a gestire anche la vertenza, perché per la mia indole, un contratto ponte e quindi prolungare l’attesa sarebbe un peccato ed uno spreco, perché in fin dei conti siamo esseri razionali e l’attesa ci fa quasi sempre capire che le soluzioni di pancia sono spesso le più rischiose, non necessariamente sbagliate, ma rischiose…
Ma l’attesa in questo periodo nella nostra banca è molto più sfaccettata, siamo in attesa dell’ennesima modifica del modello organizzativo di filiale, attesa piuttosto breve per carità, ma piuttosto importante, vista la caratura dei cambiamenti. Ormai avrete letto e sentito di tutto e il contrario di tutto, l’idea è di scindere formalmente la filiale in base alla segmentazione della clientela: RETAIL-PERSONAL-IMPRESE. Questo chiaramente avrà nell’immediato un impatto sulle figure professionali, ci sarà un direttore retail, un direttore personal e uno imprese, i gestori delle filiali che seguono i privati saranno tutti gestori retail e così via. Mi vengono in mente alcune considerazioni sugli inquadramenti, ma aspetto di vedere i prossimi sviluppi prima di esprimere giudizi. Certo è che si deve necessariamente aprire una discussione su questi temi, perché già in passato i colleghi che avevano scelto di fare l’EBA, anche visti i presupposti e le promesse fatte tra le righe, si sono ritrovati a dover cambiare nuovamente mestiere, nel bene o nel male.
E poi c’è un discorso di “prestigio” che inizio a sentire sempre più spesso dagli attuali direttori. Mi spiego: se i personal diventano una filiale autonoma, se gli small di alto profilo migrano verso le imprese, cosa resta alla filiali retail? Certo il livello della clientela è necessariamente meno evoluto e il livello di professionalità richiesto possiamo immaginare sia più basso, e quindi? Non sembra tanto un passo indietro? Ok bisogna sviluppare i clienti base, ma i clienti base hanno bisogno di prodotti base e i direttori sentono di essere in grado di gestire situazioni decisamente più sfidanti. E come verrà gestito questo senso di inadeguatezza? Ah l’attesa, che terribile demone a volte.
E finisco con l’ultima attesa, quella dei colleghi ultracinquantenni, quelli che dieci anni fa pensavano che a quest’ora sarebbero già stati in pensione, quelli che sono in attesa di uno “scivolo”, quelli che non ne possono davvero più e quelli che dicono che la banca cambia troppo velocemente per stargli dietro, perché a una certa età i cambiamenti spesso spaventano e assomigliano sempre più a difficoltà piuttosto che a opportunità. E restano in attesa, senza avere un obbiettivo al quale puntare.
“Il buio e l’attesa hanno lo stesso colore” come scrisse in passato Faletti.
E io? Anch’io sono in attesa, attendo di sapere cosa ne pensate voi, e se avete una voce vi chiedo di farla sentire, commentando questo pezzo, o parlando con il vostro sindacalista di fiducia, perché le idee sono sempre preziose e soprattutto perché quando si interrompe l’attesa, comincia qualcosa di più emozionante: l’azione.
Articolo di Francesco Mesiano
antonio.mesiano@intesasanpaolo.com
martedì 30 settembre 2014 - Francesco Mesiano, Organizzazione del Lavoro -
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Ciao Annalisa, è davvero complicato riuscire a dare un senso ad un’attesa come la tua, e mi rendo conto di quanto in alcune situazioni sia difficile conciliare i tempi di vita con quelli lavorativi. IntesaSanpaolo ha scelto di non fare “scivoli”, almeno per ora, e la cara Fornero ci ha messo lo zampino qualche anno fa, quindi attendiamo tutti, e nell’attesa tentiamo di occuparci al meglio di situazioni come la tua, con gli strumenti che abbiamo a disposizione. Non conosco la tua situazione nello specifico, ma immagino che avrai già messo in campo il ventaglio di possibilità a tua disposizione (104, permessi e aspettative). Per tutto il resto sulla piattaforma di rinnovo del CCNL le OO.SS. hanno inserito uno specifico paragrafo sulla “conciliazione tempo di vita e tempo di lavoro” che in qualche modo parla anche di te. Nell’attesa… in bocca al lupo.
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Ciao Annalisa, è davvero complicato riuscire a dare un senso ad un’attesa come la tua, e mi rendo conto di quanto in alcune situazioni sia difficile conciliare i tempi di vita con quelli lavorativi. IntesaSanpaolo ha scelto di non fare “scivoli”, almeno per ora, e la cara Fornero ci ha messo lo zampino qualche anno fa, quindi attendiamo tutti, e nell’attesa tentiamo di occuparci al meglio di situazioni come la tua, con gli strumenti che abbiamo a disposizione. Non conosco la tua situazione nello specifico, ma immagino che avrai già messo in campo il ventaglio di possibilità a tua disposizione (104, permessi e aspettative). Per tutto il resto sulla piattaforma di rinnovo del CCNL le OO.SS. hanno inserito uno specifico paragrafo sulla “conciliazione tempo di vita e tempo di lavoro” che in qualche modo parla anche di te. Nell’attesa… in bocca al lupo.
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Faccio parte degli ultracinquantenni, non ho mai avuto mire di carriera, ne ho gia fatta abbastanza, sono entrata commessa ora sono cassiera, ho una figlia disabile gravissima, dall’azienda non mi aspetto molto, spererei di non doverci morire, aspetto che un giorno mi chiamino, e mi facciano uscire con dignità, quella è l’unica cosa a cui tengo. Non sono in grado di seguire l’evolversi vertiginoso dell’azienda, non riesco a capire tutti i processi lavorativi, faccio fatica a volte anche ad interpretare le circolari, figuriamoci il resto…..ma aspetto!