Perché ce la faremo. Nonostante la tartiflette…
Qualche giorno prima del 30 gennaio tutto era pronto. Le assemblee? Fatte. Pure con un buon feeling con i colleghi. Le mail? Inviate a strafottere, iniziava perfino qualche benevolo consiglio a diradare: “E mo’ basta: devo svuotare il cestino 4 volte al giorno!!!!”. Vabbè ma non erano solo i soliti comunicati sindacalesi. Qualcuna aveva ripreso il mood delle catene di sant’antonio, tipo “Ecco tutto quello che perderai dal 1° aprile se non scioperi; e se non giri questa mai a 827 tuoi colleghi Profumo verrà personalmente a picchiare il tuo cane”. Poi si vedevano anche videomessaggi che manco De Amicis e il libro cuore: “La banca è anche mia e non mi piace quello che ne stanno facendo…” See… La banca è anche mia, come no? Comunque che ai bancari non piaccia quello che ne stanno facendo… beh… ci si aveva proprio azzeccato. Come col pesciolino rosso che fa scappare lo squalo. O con la trovata dei tweet dei colleghi da mandare all’ABI. Dalla Cinquetti #sonobancaria…non sono una santa… non scordarlo… non sono una santa” a Pino Daniele “#sonobancario, voglio il contratto, non sono pazzo e non mi scassate u cazz…”
Tutto era pronto. Anche le bandiere, gli striscioni, i cartelli e i fischietti per la manifestazione a Milano. Ma qualcosa mi disturbava. Non sapevo bene cosa, ma mi disturbava. Un po’ come quando hai invitato una coppia di amici a cena, hai studiato un menù carino, hai comprato il pesce buono. Hai rinunciato a malincuore a stupire tutti con il crudo di pesce palla in salsa di barbabietole e yogurt armeno, ma ti sei comunque impegnato per titillare l’altrui acquolina e la tua vanità. Punti a ottenere l’oscar delle cene tra amici. La dichiarazione fatale: “Ma che meraviglia… dovresti andare a masterchef!” Giusto per poter rispondere: “Ma che dici… Non è niente di che. E poi io manco le guardo quelle robe li…”, mentre in realtà stai pensando: Eccerto che ci potrei andare!! E pure vincere a mani basse!! Machevvedecredete…” Ecco quando ormai sei nel pieno del delirio autoreferenziale, suonano, vai ad aprire e realizzi. Realizzi che se il principe dei coglioni perché i tuoi amici, da un paio di mesi, sono diventati vegetariani e del tuo pesce da reality non sanno che farsene e tu in frigo non c’hai manco un cespo di scarola avvizzita.
Insomma, un po’ per scacciare il fastidio indefinito ma incombente, e un po’acchiappato dall’idea di una cena in compagnia, invito una coppia di amici e improvviso una tartiflette. Ora dovete sapere che la parte femminile della coppia (che chiamerò Gesualda, per rispetto della privacy e per poterla ancora frequentare in seguito) è sempre stata una ragazza di modi gentili, educata e compita. Una che immagineresti intenta a cogliere margherite e salvare gattini orfani circonfusa di luce eterea. Orbene, mentre Gesualda degustava compita e sorridente la tartiflette, ho avuto la malaugurata idea di tirare fuori l’argomento della manifestazione dei bancari che ci sarebbe stata l’indomani. Mai metamorfosi fu più repentina e spaventosa. Il dolce sorriso divenne un ghigno satanico, una mano brandiva una forchetta che aveva infilzato un’incolpevole patata e la rigirava in una pozza di infernale formaggio fuso e l’altra, ricoperta di vene pulsanti, ghermiva un bicchiere di vino pronto ad essere svuotato d’un sorso. Ma non prima di aver proferito la frase: “Una manifestazione di bancari? Voi dire che i bancari vanno in piazza con pifferi e tamburi? Ma nun ce se po’ crede!!! E viene pure quella stronza della Camusso? Ma nun c’ha proprio niente di meglio da fa’? Ma sai dove me la sbatto io la manifestazione dei voialtri…”
Beh magari non è andata proprio così. Magari i toni erano più sfumati e Gesualda non si è trasformata in un demone da fumetto giapponese, ma insomma vi assicuro che “la condivisione della lotta” è un’altra roba. Cambiato discorso, la serata è filata via liscia e senza spargimenti di sangue. E avevo anche compreso che cos’è che mi disturbava.
Ecco cos’era. Il dubbio che una manifestazione di bancari potesse davvero essere una cosa fuori contesto. Una cosa da straniamento brechtiano. O per dirla come si deve, una cosa che nun se po’ vede. E se fossimo stati pochi? O ridicoli? O ridicolmente pochi? E se ci fossero state inondazioni, le cavallette, la fine del mondo!?!
Poi il 30 è arrivato. Le piazze sono state piene. E i bancari hanno ascoltato e applaudito il Segretario della FABI e della CGIL che hanno parlato insieme e detto le stesse cose, vere per tutti i bancari e tutti i cittadini. E le filiali erano vuote. Completamente vuote. Hanno scioperato tutti. Gente che non lo ha mai fatto. Quasi pensionandi e apprendisti. Gestori personal e addetti imprese. Direttori e cassieri. E pure negli uffici, nei back office…
Perché abbiamo capito che la partita è davvero importante. Che le scelte del Governo sono simmetriche a quelle dell’ABI. Che il Contratto (la contrattazione tutta in realtà) non è un orpello ma la sostanza dei nostri diritti, delle condizioni di lavoro, dei livelli di retribuzione.
Insieme lo abbiamo capito e insieme, uniti, giovani o vecchi, di filiale o di servizio centrale, in carriera o meno, ma sempre professionali, lotteremo per i nostri diritti e la nostra dignità. E ce la faremo. Anche a convincere Gesualda. Io ho già incominciato…
Articolo di Paolo Barrera
barrera@fisac.net
lunedì 9 febbraio 2015 - Contrattazione, Paolo Barrera -
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