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Bancari in sciopero. #SONOBANCARIO al servizio del Paese

stoppato 0Il 30 gennaio 2015 è una data che mi ricorderò per molto tempo: ero a Milano, insieme a tanti colleghi e colleghe, dirigenti sindacali, amici, conoscenti, qualche cliente incuriosito ai bordi della strada, bandiere e striscioni, fischietti, musica nell’aria, persino qualche pintone di vino…Il 30 gennaio la categoria dei bancari è scesa in piazza, unita e compatta (i dati parlano di una adesione allo sciopero superiore al 90%, addirittura maggiore rispetto a quello di dicembre 2013), con presidi non solo a Milano ma anche a Ravenna, Roma e Palermo.Noi bancari abbiamo scioperato per difendere, rinnovare e riconquistare il nostro contratto nazionale di lavoro.E a Milano lo abbiamo fatto accompagnati dalla nostra Segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, che dal palco di uno di quei furgoncini tipici delle manifestazioni della Fiom o di quelle studentesche a cui partecipavo qualche anno fa, ci ha ricordato che: “Basta un numero per rendere evidente che nella crisi ci sia chi ha continuato ad arricchirsi e chi ad impoverirsi: il presidente della BCE guadagna 600.000 euro l’anno, i stoppato 1banchieri italiani 3,7 milioni. Bastano queste cifre per capire come si sia scelto di arricchire pochi e di lasciare in difficoltà una categoria molto importante, perché da lì dovrebbe passare parte della spinta agli investimenti per la ripartenza del Paese”.Abbiamo scioperato, in maniera assolutamente unitaria con tutte le altre sigle, a sostegno del diritto della nostra categoria al rinnovo del CCNL e contro la decisione unilaterale di ABI di dare disdetta e successiva disapplicazione del contratto collettivo di lavoro dal 1° aprile 2015.Ma che cos’è un contratto nazionale alla fine? E’ obbligatorio? Perché rinnovarlo? Perché non rinnovarlo? Perché Fiat è uscita da Confindustria? Perché UnipolSai è uscita da Ania? Perché la nostra categoria è scesa in piazza per difendere il CCNL con le unghie e con i denti?Il diritto italiano individua nel Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro la fonte normativa attraverso cui Organizzazioni sindacali dei lavoratori e le Associazioni dei datori di lavoro (ABI per le banche, Confindustria per le imprese, Ania per le assicurazioni) definiscono di comune accordo le regole che disciplinano il rapporto di lavoro.Ma quali sono in buona sostanza le finalità essenziali di un CCNL?In due sintetici punti, determinare il contenuto che regola i rapporti di lavoro nel settore di appartenenza (ad esempio trasporti, pubblico impiego, credito e assicurazioni, commercio, metalmeccanico, ecc.) e disciplinare le relazioni tra i soggetti firmatari dell’accordo stesso. stoppato 2L’introduzione del CCNL in Italia si ebbe durante il ventennio fascista, con la promulgazione della Carta del Lavoro: “Nel contratto collettivo di lavoro trova la sua espressione concreta la solidarietà fra i vari fattori della produzione, mediante la conciliazione degli opposti interessi dei datori di lavoro e dei lavoratori, e la loro subordinazione agli interessi superiori della produzione”.Con la nascita della Repubblica Italiana, l’articolo 39 della nostra Costituzione stabilì il principio che la regolamentazione dei rapporti di lavoro possa essere regolata da contratti collettivi stipulati a livello nazionale: “L’organizzazione sindacale è libera. Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. E’ condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica. I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione ai loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce”.E qui che ho letto la chiave di tutto, che mi convince sempre di più della necessità di avere un contratto nazionale: il fatto che i sindacati “possono” stipulare CCNL, non “devono”. I verbi fanno la differenza. Non vi è alcun obbligo di legge a stipulare dei contratti nazionali di lavoro, ma la nostra piccola storia italiana ci insegna quanto sia preziosa questa tradizione.La contrattazione collettiva si può svolgere a diversi livelli:interconfederale, per la definizione di regole generali che interessano tutti i lavoratori indipendentemente dal  settore produttivo di appartenenza;nazionale di categoria (il CCNL); territoriale interconfederale e di categoria;aziendale di categoria. I livelli “gerarchicamente superiori” definiscono in stoppato 3genere forme e limiti entro cui si può svolgere la contrattazione di livello “inferiore”. Ridurre lo spazio del contratto nazionale rispetto a quello riservato alla contrattazione periferica significa, per definizione, aumentare le differenze retributive da regione a regione, da impresa ad impresa, nel nostro caso da banca a banca.Per la Fisac, da qualche anno mi occupo di seguire alcune guide normative che riguardano parecchi aspetti della nostra vita lavorativa/personale (maternità, paternità, adozioni, affidamenti, ferie, ex festività, permessi, aspettative, borse di studio per i figli dei dipendenti, assegni per il nucleo familiare, eccetera) che mi hanno permesso, nel tempo, di farmi un bagaglio minimo di esperienza e soprattutto di capire quelle che sono le fonti normative, cioè da dove derivano le norme, le tutele e i diritti che abbiamo.Per raccontarla proprio in maniera semplice, ci sono sostanzialmente tre livelli normativi: le norme e le tutele di legge (uguali per tutti, pesantemente messe sotto attacco dalla politica, e mi riferisco al Jobs Act); poi abbiamo, o meglio, alcune categorie (poche ormai) i contratti nazionali e poi, anche qui sempre meno, gli accordi integrativi aziendali (quelli per cui, nel nostro Gruppo, abbiamo fatto lo sciopero quel famoso 2 luglio del 2012).Venendo a mancare il Contratto Nazionale, vuoi perché non si riuscirà a trovare un accordo, vuoi perché ABI lo svuoterà completamente dei suoi contenuti per farne un mero recipiente vuoto, potremmo perdere davvero tanto. stoppato 5Nei giorni precedenti lo sciopero, sono circolate su Facebook e su Whatsapp una serie di catene proprio su questo argomento: quali sono le previsioni normative ed economiche che potrebbero essere cancellate dalle singole aziende se non riuscissimo a rinnovare il Contratto Nazionale?L’orario di lavoro più favorevole (per la nostra categoria sono 37 ore e mezza) rispetto alle 40 ore previste per Legge;Il periodo di maternità retribuito al 100% (per la legge l’indennità di maternità corrisponde all’80% della retribuzione); La cancellazione degli scatti di anzianità e degli automatismi economici;La cancellazione delle salvaguardie previste in caso di trasferimento d’ufficio (e non mi riferisco solo all’indennità economica, penso piuttosto ai paletti in termini di distanze chilometriche che pone il nostro CCNL come salvaguardia); Cancellazione della tutela legale in caso di provvedimenti giudiziari legati all’attività lavorativa; Riduzione delle giornate di ferie e di ex festività (la legge ne prevede 20);Minor periodo di comporto (ovvero la conservazione del posto di lavoro in caso di malattia o infortunio);Perdita delle indennità varie (indennità di cassa, di direzione, ruoli chiave, indennità per la consulenza al sabato, indennità per reperibilità o intervento, eccetera); La contribuzione aziendale in tema di assistenza e previdenza;Le borse di studio per i figli dei dipendenti; I permessi retribuiti per i lavoratori studenti;Nessun obbligo di formazione retribuita in orario di lavoro; Questo non è quello che perderemo sicuramente dal 1° aprile, è quello che potremmo perdere se andremo avanti per accordi peggiorativi nelle singole Aziende, ognuno per conto suo: i grandi gruppi da un lato (Intesa Sanpaolo e Unicredit in testa) e le piccole banche, con lo scenario che si scatenerebbe della corsa al ribasso dei diritti e delle tutele per ottenere, volta per volta, il più basso costo del lavoro possibile. stoppato 4E ricordiamoci che, se perdiamo per strada un diritto o una tutela conquistata nel tempo, ci vorranno anni per riconquistarla, ammesso che ci riusciremo.Questo il quadro che potrebbe verificarsi. Lo sciopero del 30 gennaio, e gli eventuali scioperi, manifestazioni ed iniziative che seguiranno, servono innanzitutto per far ritirare ad ABI le pregiudiziali che ci ha posto prima ancora di cominciare a discutere di rinnovo (abolizione automatismi e scatti di anzianità da un lato e calcolo del TFR solo sulla voce dello stipendio tabellare).Ma gli scioperi serviranno anche, e soprattutto, a difendere con le unghie e con i denti un Contratto nazionale che non può sopravvivere senza rinnovo, ma nemmeno con uno “svuotamento” di fatto.ABI propone di assegnare al secondo livello o addirittura ai contratti di prossimità, tematiche che costituiscono l’ossatura della contrattazione nazionale come l’Area contrattuale e di utilizzare in ultima analisi le deroghe, ovviamente in peius, sia al CCNL che alla legge. Una sorta di deregolamentazione generale senza declinarne gli obiettivi e le finalità. Un atto politico forte e con un indirizzo chiaro di strumentalizzazione della crisi per un alleggerimento delle regole,  delle tutele e dei costi.Siamo consci che una richiesta di un incremento della retribuzione pari al 6,05% (come da noi richiesto in piattaforma) non è più compatibile con l’inflazione programmata ma nemmeno l’1,85% (suscettibile di ulteriore revisione in ribasso) proposto da ABI lo è!In ogni caso, prima di discutere di salario, è necessario scardinare la inaccettabile e singolare impostazione secondo la quale l’aumento previsto da ABI come incremento salariale mensile, sia di fatto finanziato dalle misure di superamento degli elementi di incremento automatico del salario (scatti di anzianità) e da un nuovo metodo di calcolo del TFR. Tali misure porterebbero un danno considerevole alla retribuzione soprattutto dei più giovani e dei neo assunti (se consideriamo infatti un neoassunto che debba maturare tutti gli scatti, nell’arco di una vita lavorativa di circa 42 anni, lo stesso potrebbe ricevere una decurtazione salariale di oltre 3.000 euro) e, di conseguenza, un danno ai gettiti/montanti di previdenza (pubblica ed integrativa) nonché ovviamente dell’ammontare del TFR.L’ABI dichiara la volontà di mantenere il valore del Contratto Nazionale, ma le posizioni rassegnate pongono seri dubbi rispetto a questa dichiarazione, considerato che emergono in una situazione di estrema complessità nel Paese, dove il Governo attua politiche che revisionano profondamente il mercato del lavoro, ma rifiuta il dialogo con il Sindacato e le parti sociali in generale. Un atteggiamento che produce effetti negativi nelle categorie, dove si registra una progressiva difficoltà a sottoscrivere rinnovi dei Contratti Nazionali per il persistente tentativo delle aziende di favorire la contrattazione aziendale, sostitutiva e non integrativa del livello nazionale.E’ evidente come le proposte provocatorie messe sul tavolo da Abi in tema di salario, area contrattuale e inquadramenti penalizzino fortemente in modo particolare i giovani, i neoassunti e coloro che hanno minore anzianità di servizio tentando di spaccare la categoria e porre in questo rinnovo contrattuale i giovani contro i più anziani e viceversa. E’ solo difendendo tutti insieme i valori fondanti del nostro contratto che si tiene unita tutta la categoria.E oggi quindi a che punto ci troviamo?Abbiamo portato a casa un risultato davvero importante: la compattezza della categoria e una adesione allo sciopero che è andata al di là di ogni più rosea aspettativa. E per questo diciamoci: bravi! stoppato 6E per questo io davvero torno a ringraziare tutti quanti, per il lavoro svolto fino a qui e per la voglia di partecipare e lottare insieme, di nuovo tutti uniti.Ma non voglio nascondermi dietro a un dito, per cui prepariamoci perché la strada sarà lunga, lunghissima, e pure in salita.Sulla ripresa del confronto, al momento, non ci sono novità: ai sindacati non è ancora arrivata infatti nessuna convocazione.In compenso, all’indomani del nostro sciopero, Profumo rilasciava un’intervista su Il Sole 24 Ore in cui dichiarava che l’obiettivo dell’ABI “è arrivare a chiudere un contratto. Ma non a qualsiasi costo”. E ancora: “I nostri conti non consentono di sostenere dinamiche che vadano al di là dell’inflazione. Vediamo però una totale insensibilità del sindacato alle proposte fatte di riuscire a trovare un modo per tutelare il CCNL e avere una bassa dinamica del costo del lavoro”.Caro Alessandro, purtroppo non mi hai convinta: il punto di partenza di un eventuale nuovo confronto non potrà che essere la nostra piattaforma rivendicativa. Siamo disponibili ad eventuali importanti mediazioni, ma nelle trattative (e tu dovresti saperlo) si parte con la medesima dignità a trattare, senza pregiudiziali, senza ricatti. E soprattutto con la faccia pulita e a testa alta, noi con l’appoggio di una categoria intera, l’ABI con tutti i suoi indagati.Al prossimo sciopero allora!

 

stoppatop Articolo di Claudia Stoppato
claudia.stoppato@gmail.com

 

 

 

 

 


lunedì 9 febbraio 2015 - Claudia Stoppato, Contrattazione -
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